Sono 20mila i minori rom che in Italia vivono in condizioni di povertà lontani dai centri delle città, ammassati nelle “baraccopoli” e per i quali l’aspettativa media di vita è circa dieci anni in meno rispetto al resto della popolazione.
Secondo il censimento pubblicato dall’Associazione “21 luglio”, 4.100 bambini si trovano solo a Roma: 1.350 hanno tra zero e sei anni, 2.750 tra sette e 18 anni, mentre l’86% delle famiglie che vivono nei campi rom risiede nel Lazio, Campania, Piemonte, Lombardia e Toscana. E Roma rappresenta un po’ la capitale di questo “mondo di sotto”, dove si concentra il 20% (7.500) dei rom italiani in emergenza abitativa.
In pratica, sottolinea l’Associazione, questi bambini nascono e crescono tra le baracche, giocano tra cumuli di rifiuti e pozzanghere, tra cattivi odori e veleni. In condizioni igienico-sanitarie precarie e senza un’educazione continuativa.
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Qualcuno dunque dovrebbe vergognarsi, ma non pare che si sia mai trovato
Inoltre, sottolinea l’Associazione 21 luglio, tra dal 2009 al 2015, tra i minori rom iscritti nelle scuole di Roma, uno su cinque non si è mai presentato in classe. E sui circa 1.800 iscritti, solo 198 hanno frequentato in maniera regolare. Il risultato è che uno su due è in ritardo scolastico. E la tendenza, a livello nazionale, è che un rom su cinque non ha mai iniziato un percorso scolastico, mentre uno su quattro non lo ha portato a termine.
Più diffuse, tra i bambini rom, sono anche le cosiddette “malattie della povertà”: tubercolosi, scabbia, infezioni. Tra gli adolescenti è più elevato l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti. E la “marginalizzazione spaziale” che causa vivere in questi ammassi di baracche lontani dai centri condiziona anche la salute psichica. I ragazzi finiscono per calarsi in pieno nell’unico ruolo che la società gli offre: quello di minori “diversi” e problematici.
Negli ultimi anni, spiegano dall’Associazione 21 luglio, «l’unica risposta che le autorità capitoline hanno fornito alle famiglie che abitano negli insediamenti informali della Capitale sono stati gli sgomberi forzati». Nel 2013 sono stati 54, coinvolgendo 1.250 persone di cui 690 minori. Nel 2014, su 34 sgomberi, sono stati coinvolti 630 minori. Nel 2015, gli sgomberi sono stati 80 e hanno coinvolto 1.470 persone, di cui 810 minori. Dopo lo sgombero, di solito si rimane senza un tetto.
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