È stata presentata in commissione Cultura alla camera lo scorso 23 gennaio una risoluzione da parte di Milena Santerini e poi sottoscritta da Maria Grazia Rocchi e Mara Carocci.
In essa si chiede al governo di impegnarsi su due aspetti: 1) la distribuzione dell’organico funzionale dei docenti, favorendo però il Sud, dove gli apprendimenti sono carenti e la dispersione scolastica enorme; 2) di imporre un “anno di prova” per i nuovi assunti
In pratica Santerini chiede di “accompagnare la formazione in ingresso del personale docente immesso in ruolo con una decisa innovazione dell’anno di prova, nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto”.
Questa clausola, come è prevedibile, ha fatto scattare le ire dei sindacati che non tollerano discriminazioni.
Se la proposta, scrive però Repubblica, dovesse entrare nel decreto-legge, “i neo immessi in ruolo potranno essere rimandati a settembre o addirittura bocciati alla fine dell’anno di prova”. Ma da chi?
“Da un Comitato di valutazione che, secondo quanto richiede la stessa risoluzione, dovrebbe essere allargato anche docenti universitari e ispettori.
“Quello che trapela finora sul decreto in corso di compilazione è una certa innovazione sulla valutazione dell’anno di straordinariato, ma non spinto a questi livelli. Sarà comunque il presidente del Consiglio a dire l’ultima parola sull’argomento”, sottolinea sempre Repubblica.
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