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Nel Mezzogiorno il tempo pieno è lontano. In Sicilia solo 2 scuole su 10 hanno la mensa

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In Sicilia su 1.439 scuole primarie (quelle che erano chiamate elementari) solo 299 sono dotate di mense, pari cioè al 20,8%. Un servizio mensa efficiente è tuttavia indispensabile per consentire il tempo pieno ai ragazzi che in Sicilia risulta dunque assolutamente carente. Nello specifico, secondo una elaborazione Tuttoscuola dal Portale dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, la Sicilia è la Regione con il più basso numero di mense scolastiche d’Italia, pari cioè a sole 2 scuole su 10, seguita dalla Campania che è al 23,4%. 

Ai primi posti, come ormai è consuetudine, la Toscana (89,9%), il Piemonte (84,9%), la Liguria (83,4%) e via via a scendere fino ad arrivare alla Calabria che su 798 scuole primarie detiene 243 mense, pari al 30,5%. 

Il Sud sul versante istruzione arranca sia in edilizia che in strutture di sostegno, mentre ha pure il primato degli abbandoni e delle dispersioni pari al 17% con punte anche del 31%. 

Nello stesso tempo il Governo sottolinea che per l’attuazione del PNRR vi è stato un significativo investimento della Missione 4 C1 per le mense con il 62% di interventi nel Mezzogiorno: “Sono stati finanziati circa 1.800 interventi per circa 1,07 miliardi, più del target PNRR per creare nuove mense e favorire il tempo pieno nelle scuole a favore degli studenti ma anche delle famiglie e delle donne lavoratrici”.

Si capisce perfettamente dunque che la costruzione delle mense scolastiche rappresenti forse la condizione principale per favorire l’avvio del tempo pieno nella scuola primaria, insieme a spazi appositi per attività laboratoriali, disponibilità dei docenti, servizi per la somministrazione dei pasti, riorganizzazione dei servizi di trasporto degli alunni negli orari pomeridiani.

Questi investimenti, se attuati, metterebbero in moto un virtuoso volano che vedrebbe l’arruolamento di ulteriori insegnanti, di altro personale Ata sia per le mense e sia per il trasporto degli alunni e pure impiegati per le ditte fornitrici dei pasti che a loro volta incentiverebbero altri consumi in altri settori. Una dose alquanto significativa di disoccupazione dunque si potrebbe eliminare, mentre tante donne riuscirebbero pure a lasciare l’accudimento forzato dei figli, mancando luoghi sicuri e appositi dove lasciarli, per cercare lavoro. 

Se poi, con la stessa procedura si incentivassero le mense scolastiche anche nelle secondarie di prima grado, le ex scuole medie inferiori, un 30% in più di docenti, compreso il personale Ata, potrebbe trovare occupazione in Sicilia senza bisogno di emigrare al nord alla ricerca di lavoro.