“Nel mio Paese c’era la guerra” è un libro che raccoglie le storie scritte dai ragazzi della scuola media Renato Villoresi di Roma durante un laboratorio di scrittura “Come le rondini” sul tema dei migranti.
Il progetto, finanziato dai genitori degli studenti, è iniziato a ottobre 2016 e ha coinvolto circa 150 studenti. “Sono storie collettive”, ha spiegato ad Ansamed Dario Amadei, curatore del laboratorio insieme a Elena Sbaraglia. “All’inizio ero preoccupato per il tema complesso da affrontare con gli studenti, ma i ragazzi hanno lavorato benissimo, ci hanno messo l’empatia e si sono messi dalla parte dei migranti”. Partendo da fatti di cronaca e testimonianze dirette di rifugiati, “i ragazzi hanno immaginato le storie di cosa è accaduto nel dettaglio”, e leggendo le opere, “sono rimasto colpito, li ho trovati commoventi”. Racconti “di qualità”, tanto che l’editrice Graphofeel le ha fatte diventare un libro.
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“I partecipanti hanno affrontato con maturità questo laboratorio” ha aggiunto Elena Sbaraglia. “Dando gli stimoli giusti si lavora bene, e i ragazzi sono in grado di trasmettere molto”.
La storia di London Jack, il gabbiano “nero” costretto ad abbandonare il suo porto sicuro. Quella di Ahmed e della speranza che gli dà la panetteria simbolo del suo quartiere martoriato dalla guerra. Racconti di viaggi via terra o via mare, storie di adulti, giovani, bambini. Questo progetto “ha reso la classe molto unita”, ha detto Gabriele, uno degli studenti del laboratorio, nel corso della presentazione del libro a Roma. Le storie che i migranti hanno raccontato ai ragazzi durante il progetto “sono simili a quelle che ci raccontano in tv, ma sentite di persona ha un effetto molto diverso”, ha aggiunto Matteo. Grazie a questo lavoro “siamo riusciti a dar voce a emozioni e sentimenti che continuiamo a provare giorno dopo giorno sentendo le storie dei ragazzi migranti”, ha detto Maria Stella. Per il progetto, la scuola ha ricevuto una medaglia della Presidenza della Repubblica, e alcuni ragazzi incontreranno il Papa mercoledì per consegnargli il libro. “Grazie ai ragazzi abbiamo scritto una bella pagina della scuola italiana, seppure con poche risorse”, ha detto la professoressa Costanza Porro, coordinatrice del progetto.
“Questa iniziativa deve essere un punto di partenza per portare avanti una buona pratica”.
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