Nel Paese delle pensioni d’oro si pensa a bloccare i contratti degli statali
Infatti scorrendo l’albo dei fortunati pensionati, ci si accorge che in Italia ci sono persone che percepiscono 3008 euro al giorno di pensione, che si accumulano ai gettoni, anch’essi d’oro, di presenza che toccano in qualità di membro dei consigli di amministrazione o in alcuni casi di presidente del consiglio di amministrazione.
Dai dati ufficiali dell’ Inps si contano centomila pensionati Paperon de Paperoni, che costano al sistema pensionistico ben 13 miliardi di euro all’anno, quanto un’intera manovra economica. Per ognuno di questi pensionati d’oro, corrispondono 10 precari che a volte rimangono, come spesso accade nella scuola, disoccupati per diversi mesi. Mentre tutti si aspettavano un equo provvedimento, volto a ridimensionare queste mega retribuzioni pensionistiche, invece è arrivato, a sorpresa e alla chetichella, il provvedimento che, ancora una volta, blocca i contratti e i conseguenziali scatti stipendiali.
Di cosa si tratta? Si tratta di un ulteriore blocco contrattuale fino al 31 dicembre 2014, che determina lo slittamento delle scadenze contrattuali in busta paga di due anni, per tutti i dipendenti pubblici.
Ricomincia l’estenuante e stucchevole gioco del tira e molla, che vede da una parte il governo tirare verso il blocco contrattuale, al fine di risparmiare sulla spesa degli scatti stipendiali, e dall’altra i sindacati che invece chiedono lo sblocco di tali scatti e il rinnovo del contratto. Sembra di assistere al gioco delle parti, dove in una prima fase si solleva lo scontro tra governo e sindacati a causa del provvedimento di blocco degli scatti, poi in una seconda fase, fatta di minacce di scioperi generali e attacchi sindacali alle politiche di governo, si assiste alla cancellazione parziale del provvedimento e al recupero di qualche anno di blocco degli scatti. Così infatti è accaduto con il blocco dei contratti per gli anni 2010, 2011 e 2012, periodo in cui gli scatti di anzianità, unico strumento di avanzamento di carriera per i docenti, furono congelati da una legge del governo Berlusconi, adottata in pieno dal governo Monti.
In sostanza la norma che bloccò i contratti, introdotta con la legge n. 122/2010, ha pienamente interferito sull’art. 78 del Contratto Collettivo Nazionale della scuola.Infatti vogliamo ricordare che ai commi 1 e 2 di tale articolo del CCNL 2006-2009, si scrive che gli stipendi tabellari previsti dall’art. 2, comma 2, del CCNL 7/12/2005 sono incrementati delle misure mensili lorde, per tredici mensilità, indicate nell’allegata Tabella 1, alle scadenze ivi previste e che per effetto degli incrementi indicati al comma 1, i valori degli stipendi annui sono rideterminati nelle misure ed alle decorrenze stabilite nella Tabella 2.
Bisogna ricordare che, sotto l’incalzare dei sindacati, si trovò l’accordo per sbloccare gli scatti di anzianità degli anni 2010 e 2011, che sono stati scongelati ed hanno dato ossigeno, in alcuni casi, agli stipendi del personale scolastico. Rimane ancora congelato l’anno 2012 che adesso, con il provvedimento del Consiglio dei ministri di ieri, è prolungato per gli anni 2013 e 2014. Con questo provvedimento si torna al punto di partenza con un blocco contrattuale triennale che parte dal 2012 e si conclude al 2014.
Siamo certi che in autunno assisteremo alla replica del blocco precedente, dove i sindacati chiederanno, anche minacciando scioperi unitari, lo sblocco, almeno di qualche anno, degli scatti di anzianità. Sembra di rivedere un film già visto, dove gli attori sono gli stessi, mentre i pensionati d’oro, continuano a godersi la loro vita da ricchi epuloni che vivono in un Paese veramente strano.