Se si vuole recuperare il gap tra alunni e alunne, essendo quest’ultime notoriamente più brave, basta spostare l’orario di apertura delle scuole nel pomeriggio.
A sostenerlo uno studio americano secondo il quale a ‘giocare’ sugli orari delle lezioni aiuta le performance degli alunni maschi. Se infatti questi ultimi hanno ancora un vantaggio nei test internazionali di matematica, in lettura e scrittura brillano le ragazze, che finiscono per ottenere sempre voti migliori.
Un gap che fa interrogare gli educatori americani per molti dei quali l’ambiente scolastico di per sé favorisce le ragazze, che tendono ad essere più organizzate e diligenti, meno impulsive e in questo modo a rendere di più. Per un’altra schiera di ricercatori invece qualcosa rende le ragazze più resistenti alle circostanze avverse rispetto ai maschi. E il sospetto è che questi ultimi siano peggio equipaggiati, sia emotivamente che psicologicamente, per affrontare le sfide in giovane età.
Tuttavia secondo un’altra ricerca (quante ricerche in America) condotta da alcuni economisti dell’Università della California a Davis su studenti delle superiori, gli orari delle lezioni giocano un ruolo importante, per cui iniziare la scuola nel pomeriggio darebbe una spinta sorprendente ai ragazzi.
E così è stato fatto l’esperimento. Per un intero anno scolastico gli studenti hanno verificato due approcci: un mese la campanella suonava alle 7.30, e il mese dopo alle 13.30. Nei mesi in cui le lezioni si sono svolte nel pomeriggio, i maschi hanno ottenuto voti migliori in compiti e verifiche rispetto a quelli totalizzati con le lezioni mattutine. Passi avanti che non hanno cancellato del tutto il divario di genere con le compagne, ma lo hanno ridotto.
In più molti studi finora hanno indagato sugli effetti salutari dell’iniziare la scuola più tardi. Fra questi, un lavoro che ha seguito gli studenti della Us Air Force Academy che erano stati ‘costretti’ random a frequentare alcune lezioni al mattino presto. Ebbene, coloro chi dovevano alzarsi all’alba hanno reso peggio per tutta la giornata.
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Sulla base di questo e altri elementi, molti distretti scolastici americani hanno sperimentato gli effetti di ritardare l’ingresso a scuola. E per garantire un adeguato quantitativo di sonno, anche i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) sono scesi in campo, raccomandando un anno fa che le lezioni non iniziassero prima delle 8.30 (cosa che invece accade in 5 distretti scolastici su 6).
Per il pediatra di Milano Italo Farnetani, ordinario alla Libera Università Ludes di Malta, riporta l’AdnKronos, “la cronobiologia ci dice quali sono gli orari ideali per le lezioni. E decisamente non ritengo il massimo iniziare la scuola il pomeriggio. Basterebbe ritardare un po’ la campanella”.
Ma quanto? “Alle 8.30 – spiega l’esperto all’Adnkronos Salute – i bambini e i ragazzi ancora ‘dormono’, il risveglio completo si ha alle 10, mentre dalle 14 alle 14.30 abbiamo il picco della giornata in cui c’è la maggior sonnolenza diurna.
L’ideale – dice Farnetani – sarebbe dunque iniziare le lezioni alle 10. Inoltre gli studi di psicologia francesi sui ritmi scolastici di apprendimento ci dicono che il picco massimo per la memoria a breve termine, quella chiave per capire, è intorno alle 11. Dunque dalle 11 alle 13 bisogna programmare le lezioni di materie come la matematica, mentre per la memoria a lungo termine il picco è dalle 15 alle 17; sono le ore ideali per la storia e per fissare le nozioni”.
“No, dunque, ai compiti in classe alla prima ora, un dispetto ai ragazzi. Vanno programmati dalle 10.30-11”. Quanto all’ipotesi pomeridiana, “tra sonnolenza e picchi di memoria, direi che non è il caso di rivoluzionare l’andamento delle lezioni”.
Ma perché, in generale, le alunne vanno meglio? “Le femmine – spiega Farnetani – hanno uno sviluppo fisico e psicologico anticipato rispetto al maschio, e dunque questa differenza spiega in genere perché in particolare nel momento dell’adolescenza le femmine raggiungono i risultati migliori”.