Il “governo dei migliori”, di fronte all’esponenziale aumento dei contagi delle ultime settimane, alla crescente e insostenibile pressione sul sistema sanitario, all’allarme sul peggioramento della situazione che – assicurano gli esperti – ci attende nei prossimi giorni, alza le spalle e tira dritto: la scuola può ripartire “in presenza e in sicurezza”, secondo la formula, propagandistica e beffarda, con cui ha accompagnato il suo “non fare” per la sicurezza della scuola nel primo anno di vita. Mai come oggi appare nella sua evidenza il paradosso di un governo che rivendica ossessivamente un risultato (scuole in presenza e in sicurezza) che nella realtà ha fatto di tutto per scongiurare. Niente di ciò che andava fatto per rendere le scuole più sicure è stato realizzato e tutto è rimasto nella situazione, già disastrosa, precedente alla pandemia: lasciate le classi pollaio, nessuno spazio aggiuntivo, trasporti insufficienti e sovraffollati, aule senza sistemi di areazione. Nessuna delle proposte presentate in questi due anni di pandemia sono state recepite, persino l’obbligo di distanziamento di un metro è stato di fatto abolito, preso atto che in gran parte delle scuole non è praticabile. Non è stata minimamente presa in considerazione l’opportunità di invertire la rotta della politica pluridecennale di tagli forsennati che ci ha consegnato il disastro che oggi è sotto gli occhi di tutti, tanto nella scuola quanto nella sanità. Così, mentre si è continuato a ripetere “mai più DAD”, le comunità scolastiche sono state lasciate da sole a fronteggiare l’emergenza, tra le mille difficoltà di sempre, a cui si sono aggiunte quelle scaturite dall’emergenza sanitaria e quelle determinate dalle incaute uscite dei “migliori”, che hanno aumentato la confusione e moltiplicato i problemi. Nonostante ciò, le scuole si sono arrangiate e hanno garantito la didattica in presenza anche nelle crescenti difficoltà applicando le regole, poco chiare, dettate dai vari decreti-legge.
Abbiamo denunciato in estate la grande manovra diversiva del green pass che è poi continuata con l’introduzione dell’obbligo vaccinale nella scuola, perché rispondeva a finalità diverse dalla gestione sanitaria della pandemia, in un contesto, quello della scuola, in cui avevamo già aderito in massa alla campagna di vaccinazione. Perfino la necessaria campagna di vaccinazione è stata infatti gestita con l’intento politico di assolvere il governo da ogni responsabilità e dopo due anni, con i vaccini disponibili, la scuola si trova ancora una volta in ginocchio. I presidenti delle regioni dal canto loro ovviamente ne approfittano e decidono, come negli ultimi due anni, di chiudere le scuole invocando ipocritamente il diritto alla salute solo per coprire le loro responsabilità in merito al disastro sanitario e di tutti i servizi pubblici essenziali della regione, mentre fanno carte false per rimanere in zona bianca per far “girare l’economia”.
La posizione dei Cobas è stata e rimane quella di mantenere le scuole aperte a meno che le condizioni di diffusione del contagio – e non sta certo a noi stabilirlo – determinino la necessità di chiudere tutto, a partire dai servizi non essenziali. Per questo, pur consapevoli dell’attuale diffusione del contagio e della rabbia diffusa nel mondo della scuola, riteniamo inaccettabili le richieste di chiudere le scuole, e solo le scuole, avanzate da numerosi dirigenti: una coazione a ripetere che rivela lo svilimento dell’importanza del benessere e della salute psicofisica dei giovani, del diritto allo studio, che parte proprio da chi dovrebbe sostenere che la scuola non può essere considerata un servizio superfluo, che la DAD non è scuola e che ha già prodotto abbastanza danni, che la scuola insomma deve essere l’ultima a chiudere.
Draghi ha rivendicato in conferenza stampa un cambio di passo rispetto al governo Conte 2: la scuola non è la prima a chiudere, ma l’ultima. L’accoglimento del ricorso da parte del Tar Campania contro l’ordinanza di chiusura di De Luca è sicuramente una notizia positiva, anche se dovrebbe far riflettere sugli effetti devastanti di un ulteriore autonomia regionale differenziata. Ma il governo Draghi ha la responsabilità politica di non aver fatto quello che era necessario per rendere effettivo lo slogan della scuola aperta e in sicurezza, con l’aggravante che aveva i fondi del PNRR per farlo! Per cui, il rischio è che un numero crescente di classi sia ancora una volta in larga misura consegnato alla Dad per decisione dei dirigenti, di fronte all’impossibilità di avere un tracciamento tempestivo dei contagi in classe alla notizia del primo (o secondo o terzo) alunno positivo, come ha annunciato lo stesso Giannelli. Certo il virus esiste e picchia duro, potrebbe anche essere utile e necessario fermarsi tutti/e, ma ancora una volta lo faranno solo le scuole: bambini/e e ragazzi/e pagheranno il conto. Per il resto tutto aperto, tutti a lavorare in auto sorveglianza, anche se siamo contatti stretti, il sistema economico non deve fermarsi! Chiediamo il conto a tutti, Governo, Regioni, Province e Comuni, di quanto, in questi due anni, non è stato fatto e non si intende fare. Entrati nel terzo anno chiediamo e rivendichiamo ancora provvedimenti immediati e programmi seri per il futuro.
l’utilizzo immediato delle risorse assegnate per l’emergenza e degli avanzi di bilancio per acquistare i dispositivi ffp2 e gli areatori.
una medicina territoriale di prossimità che garantisca le tre T (testare, tracciare, trattare), e in particolare il pieno funzionamento e potenziamento delle USCA; screening periodici di protezione adeguati e gratuiti per garantire il rientro a scuola in presenza, continuità, serenità e sicurezza; Tamponi gratuiti per tutti: alunni, docenti, ATA, famiglie; riorganizzazione del TRASPORTO PUBBLICO, con maggiori risorse; reperimento di spazi ulteriori per le scuole e adeguamento immediato di tutte le strutture esistenti.
indicazioni chiare a salvaguardia del diritto all’istruzione che non aggravino le differenze tra Nord e Sud, centro e periferie e tra scuole; assunzione massiva di personale e risorse necessarie per ridurre il rapporto alunni-classe; presìdi sanitari e abolizione dell’ obbligo vaccinale nelle scuole, riammissione del personale docente e ATA sospeso con tamponi periodici e riconoscimento del diritto al lavoro e alla retribuzione; indicazioni chiare e tempestive in merito alla valutazione e alle modalità di svolgimento degli esami di stato.
Esecutivo Nazionale Cobas Scuola
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