All’Itis di Fuscaldo, in Calabria, nell’alto tirrenico cosentino, 130 ragazzi egiziani venuti a studiare grazie alle borse di studio offerte dalla Regione Calabria su iniziativa dall’assessore alla Cultura Mario Caligiuri, hanno la possibilità di approfondire a scuola la “cultura islamica”. Dei 130 studenti egiziani, ben integrati con il resto della popolazione scolastica (650 alunni), 105 sono musulmani, 15 cristiani copti. Le ragazze sono 17, alcune delle quali frequentano con il tipico velo intorno al capo. La disciplina “cultura islamica” è insegnata nell’ora alternativa di religione cattolica. L’insegnante, Ibrahima Deme Diop, è un senegalese musulmano, che è anche docente di francese, sua lingua madre, e di inglese nelle scuole pubbliche e private in provincia di Cosenza. Diop è un musulmano praticante. “Ma non darà lezioni di fede, altrimenti avremmo scelto un Iman”, tiene a precisare il dirigente Giorgio Clarizio, dalle colonne de “Il Quotidiano della Calabria”, nell’edizione del 15 novembre. Ed aggiunge: “l’obiettivo è favorire il mantenimento delle radici mentre si esplorano un ambiente e una cultura lontani da quelli di provenienza. Il vero progresso di un popolo è poter coltivare ciascuno il proprio Credo. Le istituzioni pubbliche devono essere laiche e realizzare un approccio interculturale corretto”.
“L’insegnamento – afferma il professore Diop – è un corso per conoscere il Corano. L’argomento è più ampio, comprende storia e cultura musulmana, con un’introduzione e una panoramica delle principali religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo. L’obiettivo è educare alla consapevolezza delle somiglianze e dell’interdipendenza fra gli esseri umani. Attraverso la conoscenza della cultura e dei costumi musulmani contribuire a costruire modelli di comportamento positivi, con la conseguente crescita del rispetto reciproco”. Dalla Calabria, insomma, un esempio di come il faticoso cammino dell’integrazione, nell’ambito di una società multiculturale, passi dal rispetto delle singole culture identitarie. Un’idea che, perché no, potrebbe essere ripresa in moltissime altre scuole del territorio nazionale