Un nauseabondo zombi si aggira per l’intero pianeta: è l’antisemitismo. Venti secoli non sono bastati a ridicolizzarlo e a debellarlo. Un tempo lo alimentavano carestie, pestilenze e guerre, di cui venivano regolarmente incolpati i “perfidi giudei”. Oggi, 80 anni dopo la Shoah, troppe persone — a destra e a sinistra — non si vergognano dei propri pregiudizi.
La discutibile politica dello Stato d’Israele (e soprattutto le scelte criminali del settantacinquenne Benjamin Netanyahu e del suo governo nazionalista) infiammano l’odio razziale, che accusa tutti gli ebrei del mondo per le scelte dello Stato d’Israele stesso: i cui cittadini — che son solo il 45% di tutti gli ebrei del pianeta — in larga parte detestano il governo israeliano attuale e i suoi metodi brutali.
Nelle isole britanniche da anni alcune scuole islamiche propalano insegnamenti antisemiti. Il clima mondiale è questo, e la Scuola italiana non può non risentirne. Un anno fa, dopo l’attacco israeliano Gaza, una giovane docente di Treviso (di origine libanese) scrisse sul proprio profilo social «Andate all’inferno, Hitler aveva ragione su di voi ebrei».
Reazioni ben diverse — per fortuna — in Germania, dove poco dopo più di un milione di tedeschi hanno comunque manifestato contro Alternative für Deutschland, partito dell’estrema destra razzista e antisemita.
Sul sito MIM esistono ancora le Linee guida sul contrasto all’antisemitismo nella Scuola, scritte tre anni or sono, ma poi stranamente obliate.
Intanto, alle manifestazioni contro Israele si sono visti cartelli contro la senatrice Liliana Segre (94 anni), sopravvissuta ad Auschwitz. Precedentemente, Segre aveva commentato sfavorevolmente l’antisemitismo filonazista di Gioventù Nazionale (movimento giovanile di Fratelli d’Italia), rivelato da una nota inchiesta di Fanpage.
Uno studio di Eurispes sostiene che ben il 15,6% degli italiani nega la Shoah; il 23,9% (quasi uno su quattro) è convinto che il potere finanziario sia nelle mani degli ebrei; il 22,2% (più di uno su cinque) giura che gli ebrei dominano i media.
L’odio antisemita dilaga dunque anche da noi, e non è estraneo ai giovani in età scolare, scandalizzati — giustamente — dalla disumana ferocia della guerra, apertasi col pogrom di Ḥamās del 7 ottobre 2023 e condotta dall’esercito israeliano contro cittadini inermi, trucidati a decine di migliaia.
Il giusto sdegno, tuttavia, non punta l’indice contro tutte le guerre attualmente in corso (56 conflitti secondo il Global peace index, pubblicato nel giugno 2024 dall’Institute for Economics & Peace: mai così tante guerre dal 1945); la rabbia collettiva non accusa chi — come diversi gruppi industriali e finanziari anche italiani — dalla guerra trae vantaggi economici e politici; l’ira comune ricorda solo gli orrori commessi dagli israeliani. Dimentica, invece, il genocidio del popolo curdo, perpetrato da ben quattro Stati musulmani (Turchia, Iraq, Iran, Siria); scorda il genocidio dei musulmani bosniaci tra il 1992 e il 1995; tralascia il genocidio dei Tutsi in Ruanda nel 1994; omette la persecuzione del popolo Saharawi ad opera dello Stato musulmano del Marocco; trascura il milione di iracheni uccisi dall’embargo USA negli anni ’90; ignora i due milioni di sudanesi cristiani e animisti del Sud Sudan uccisi dal blocco agli aiuti umanitari imposto dallo Stato musulmano del Sudan; non si ricorda degli 800.000 nativi dell’Amazzonia massacrati nell’ultimo secolo dai cattolicissimi Stati sudamericani. Lo sdegno nostrano rammenta, stranamente, solo i crimini israeliani.
Intendiamoci bene: non è antisemitismo il manifestare in piazza contro lo Stato di Israele. Anzi, è giusto e legittimo farlo, quando Israele viola la legalità internazionale e si macchia di crimini. È, invece,antisemitismo quanto accade nuovamente in tutta Europa: tombe, case, negozi e simboli ebraici vandalizzati; asserzioni razziste sui social media e minacce ai danni di persone di religione o origini ebraiche; stereotipi e luoghi comuni contro gli ebrei.
In tutto ciò si saldano l’antigiudaismo di destra e quello di sinistra, con tratti distinti e comuni. L’antisemitismo nazifascista, figlio di quello bimillenario delle chiese cristiane, odia i giudei perché “razza inferiore”, dedita a tramare contro le “razze superiori” per dominarle. Ma esiste un antisemitismo di marca stalinista, che vede negli ebrei i ricchi capitalisti che affamano il proletariato: plurisecolare idiozia dura a morire, immemore dei tanti miliardari (stragrande ed assoluta maggioranza) di religione cristiana, musulmana, indù. Come il petroliere saudita al-Walīd bin Ṭalāl; il petroliere indiano Mukesh Ambani; la plurisecolare dinastia cristiana di petrolieri, banchieri e politici Rockefeller, fondatrice del Gruppo Bilderberg e della Trilateral Commission; i miliardari emiratini Hussein Sajwani, Abdullah bin Ahmad al Ghurair e Abdullah al Futtaim; i marocchini Aziz Akhannouch e Othman Benjelloun; i qatarioti Faysal ben Qasim Al Thani e Hamad ben Jasim Al Thani; l’egiziano Nassef Sawiris; l’algerino Issad Rebrab; il libanese Najib Miqati. Per non parlare dei celeberrimi Elon Musk e Jeff Bezos, entrambi statunitensi, ma anch’essi non ebrei.
Le chiacchiere — come suol dirsi — stanno a zero. L’antisemitismo è il delirio definitivo dell’ignorante e dello stolto. Un delirio che va tenuto lontano dalle aule scolastiche, con le armi della cultura, della dialettica democratica e del ragionamento.
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