Nella scuola di domani che fine faranno i libri? Una domanda legittima e preoccupata. Non esisteranno più in una scuola del futuro libri di testo cartacei, ma solo tablet, ipad, smartphone pc interattivi capaci di entusiasmare, attirare, coinvolgere l’alunno un un processo di apprendimento dinamico.
La tecnologia ha rivoluzionato il metodo di studio rendendolo liquido, in cui l’alunno interagisce con gli strumenti multimediali creando degli ambienti di lavoro consoni ai suoi interessi e alle sue possibilità di studio e apprendimento.
Si viene a creare in questo modo un ambiente di apprendimento che predilige una formazione degli alunni non più basata sui testi, bensì sugli strumenti tecnologici che rendono, è vero, più dinamico, più veloce, più interattivo lo sviluppo delle capacità cognitive degli alunni, ma non sviluppano abbastanza quel senso critico e quella riflessione che la fase adolescenziale dovrebbe sviluppare.
La scuola del futuro avrà sì studenti molto bravi nel saper interagire con la multimedialità, ma poco inclini allo studio manualistico, a provare il sudore e la fatica dell’impegno sui testi di studio cartacei. Tutto diventerà accessibile ad una conoscenza liquida. Approssimativa, poco incisiva e superficiale dove la parola “approfondimento” diventerà un caro e amabile ricordo di altri tempi.
Infatti gli alunni cosiddetti “nativi digitali” sono oggi poco abituati a consultare dizionari, cercano le parole su internet, perché ormai la loro lingua, il loro modo di esprimersi, di comunicare deve essere immediato, pratico, veloce finalizzato a rendere la parola esatta, veloce senza tener conto del significato. E allora il linguaggio degli adolescenti di oggi ha un livello comunicativo basso, una conoscenza superficiale e un modo di vivere la cultura molto soft.
Andando di questo passo ci si chiede che scuola avremo per il futuro? Che formazione avranno i nostri adolescenti? Cosa resterà nella loro memoria se tutto oggi è fatto di immediatezza, di velocità, di poco impegno nello studio? Vero è che l’alunno apprende in maniera veloce, spontanea, senza sforzo, ma cosa produce una conoscenza liquida. Produce una società di automi indipendenti solo dallo smartphone dove schiacci i pulsanti e la conoscenza trasuda superando gli argini del fiume del sapere.
Dobbiamo dire, tuttavia, che si tratta di un sapere artefatto, di un sapere che resta poco nella memoria degli alunni, di un sapere vaporoso, che ha tutte le caratteristiche non di restare nella memoria stabile ma di essere evanescente, insomma un sapere “alla bisogna” adatto a restare nella memoria per il tempo necessario utile all’uso.
Mario Bocola