Il personale della scuola è nella maggior parte dei casi preparato e portatore di alte professionalità, offre di conseguenza un prezioso servizio pubblico, ma in cambio riceve stipendi inadeguati ed è costretto a lavorare troppi anni e il pensionamento spostato in avanti incide negativamente sull’innovazione del settore: così si esprime la procura generale della Corte dei conti nella requisitoria sul giudizio relativo al rendiconto generale dello Stato.
Con una critica analisi sul settore dell’istruzione, la Corte di conti si sofferma dapprima sul “forte invecchiamento del pubblico impiego”, sottolineando che “sta producendo effetti negativi sulla propensione all’innovazione e al cambiamento”.
Poi aggiunge che “non può non essere dato rilievo ad una diffusa disaffezione del personale scolastico che, pur nella assoluta maggioranza, portatore di professionalità non secondarie, è costretto ad operare in contesti difficili e senza il riconoscimento stipendiale che sarebbe appropriato rispetto ai livelli di qualità del servizio”.
In generale, parlando delle politiche da adottare, la Corte di conti ha tenuto a dire che c’è la “necessità di effettuare scelte molto caute e interventi di politica economica molto selettivi. Soprattutto nella gestione della finanza pubblica, l’orientamento verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse è reso urgente dal rischio che interventi di ulteriore compressione della spesa si traducano ormai in un porgessimo scadimento della qualità dei servizi resi alla collettività”.
Il riferimento è sicuramente ai docenti, ai quali sono stati corrisposti gli aumenti nei giorni scorsi, pari a 40-50 euro netti dopo circa nove anni di blocco del contratto, ma anche al personale Ata, che continua detenere il primato del meno pagato in tutta la pubblica amministrazione.
“E’ anche mediante interventi sulla qualità della spesa, oltre a quelli altrettanto importanti che mirano alla sua riduzione, che è possibile incidere concretamente sulla ripresa”, sottolinea infatti anche il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, introducendo la relazione sul rendiconto generale dello stato. La Corte, ha detto, “è particolarmente attenta che venga assicurato alla collettività un adeguato profilo qualitativo dei servizi”. Ecco che, aggiunge, “ne consegue la necessità di una scrupolosa selezione delle misure”.
Il presidente del coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo, Ermanno Granelli, si è soffermato su “un aumento complessivo della spesa per l’acquisto di beni e servizi effettuata sia attraverso il Programma di acquisti centralizzati, sia, soprattutto, con strumenti che operano al di fuori di esso”.
La spesa, ha aggiunto Granelli, “raggiunge nell’anno quasi 4 miliardi con un incremento del 26% rispetto al 2016”. Inoltre, viene sottolineato, “si conferma la netta prevalenza (65,2%) degli acquisti al di fuori delle procedure Consip”.
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