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Nella scuola tedesca poche chance per i ceti più poveri?

La Stampa riporta uno studio secondo il quale, nonostante da dieci anni le indagini Pisa per la valutazione internazionale dell’allievo abbia messo in risalto che in Germania le chance di successo dei ragazzi a scuola dipendono troppo dalla loro estrazione sociale, la situazione non sembra cambiata di molto. A confermarlo il nuovo studio della Fondazione Bertelsmann che aggiunge: in media alle elementari i bambini che provengono da strati sociali inferiori restano indietro di un anno nelle loro competenze di lettura rispetto ai coetanei che arrivano da ceti sociali elevati, esattamente come dieci anni fa.
“Nel complesso sulla parità delle chance si va avanti a passo di lumaca”, ha commentato Jörg Dräger, membro della presidenza della Fondazione Bertelsmann. Ciò, ha chiarito Dräger, dipende tra l’altro dal fatto che lo sviluppo della scuola a tempo pieno procede a stento e che, nonostante gli sforzi a favore di una maggiore inclusione, non è diminuito in modo sensibile il peso delle Förderschulen, le scuole differenziali di sostegno agli alunni con difficoltà scolastiche e di apprendimento. È vero che tra i ragazzi che hanno bisogno del sostegno uno su quattro frequenta una scuola regolare, tuttavia dal 2009/2010 la quota di quelli iscritti a un istituto differenziale è scesa appena dal 5 al 4,8%.
Il sistema scolastico tedesco, dove la scuola rientra tra le competenze dei 16 Länder, sarebbe iniquo, visto che già da altre ricerche avevano dimostrato come il livello sociale e d’istruzione dei genitori influenzasse in modo determinante il tipo di scuola frequentato dai figli. Infatti, secondo un’indagine del 2010 del Max-Planck-Institut per la ricerca educativa le chance dei ragazzi provenienti da un ceto elevato di andare al liceo sono il triplo di quelle dei loro coetanei da famiglie operaie.
Ma non basta, sembra pure che i ragazzi che si trasferiscono da una scuola di livello inferiore a una di livello più alto, restano molti di meno di quelli che fanno il percorso inverso. Per ogni alunno che “sale” ce ne sono 4,2 che “scendono” di livello.
E se questi sono i lati negativi dell’istruzione tedesca, che per certi versi possono fare ritenere la nostra scuola, una volta tanto, un tantino migliore (anche se è dal 1968 che in Italia se ne discute sulla spinta dell’esempio di Barbiana, ma con risultati non del tutto apprezzabili) un trend positivo si registra invece sul fronte degli abbandoni che se da noi sono oltre il 18%, con punte fine al 25%, in Germania dal 2009 la percentuale dei ragazzi che abbandonano la scuola è scesa dal 6,9 al 6,2%, mentre la quota di coloro che ottengono un titolo che dà diritto ad accedere all’università è salito al livello record del 51,1%. Intanto nel giro di due anni la percentuale di coloro che ripetono una classe nella scuola secondaria è scesa dal 2,9% del 2010 al 2,7%.
E ancora, contrariamente all’Italia, l’Ufficio tedesco di statistica (Destatis) ha comunicato che nel 2011 la Germania ha investito 245,1 miliardi di euro in istruzione e formazione, ricerca e scienza, cioè il 4,5% in più rispetto al 2010. Ciò significa che, in relazione al Pil, la Repubblica federale destinava nel 2011 il 9,5% a istruzione e formazione, ricerca e scienza, contro il 9,4% dell’anno prima.

Pasquale Almirante

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