Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche, inviando alle scuole il messaggio per commemorare il 4 novembre del 1918 , ha scritto ai ragazzi di comportarsi da uomini veri, non pavidi, eroi e martiri, ispirandosi a quelli a cui dobbiamo quello che siamo ora. Vale a dire ai giovani soldati che combatterono al fronte, in trincea, “per la patria” ai tempi della Grande Guerra.
E il risultato –riporta Dire.it- è stata una bufera di commenti negativi perché viene obiettato di avere usato parole sbagliate e di aver messo nero su bianco dentro un messaggio stonato e fuori luogo. Ovvero: “Bisogna esaltare la pace, non la guerra“. Tanto più in un messaggio diretto a giovani studenti.
Il messaggio infatti, riporta pure l’Ansa, oltre a ricordare tutti ‘i figli d’Italia che dettero la loro vita per la patria, una gioventù che andò al fronte e là vi rimase‘, prosegue dicendo: “Una gioventù lontana dai prudenti, dai pavidi, coloro che scendono in strada a cose fatte per dire: ‘Io c’ero’. Giovani che vollero essere altro, non con le declamazioni, ma con le opere, con l’esempio consapevoli che ‘Un uomo è vero uomo se è martire delle sue idee. Non solo le confessa e le professa, ma le attesta, le prova e le realizza’. Per questo quello che siamo e saremo lo dobbiamo anche a loro e per questo ricordando i loro nomi sentiamo rispondere, come nelle trincee della Grande Guerra all’appello serale del comandante: presente”.
Da qui la bufera: “Si esalta la pace e l’impegno civile, sociale dei giovani per comunità. Non si esalta la guerra”.
“Ai nostri studenti andrebbe raccontato di ragazzi mandati al massacro, nell’indifferenza degli alti comandi. Di soldati come carne da macello. Di giovani vite, spezzate dalla disumanità e dall’arroganza dei generali. A questi ragazzi va il nostro ricordo e la nostra gratitudine. E consiglio la lettura di ‘Un anno sull’altopiano’ di Emilio Lussu per non dimenticare l’idiozia e la brutalità della guerra“.
Sembra che anche il ministero interverrà in qualche modo.
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