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Nelle mense scolastiche arriva la “mezza porzione” per educare alla valorizzazione del cibo e contrastare lo spreco alimentare

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Dall’amministrazione comunale di Cesena arriva un piccolo ma significativo contributo per combattere uno tra i più tristi paradossi che gli esseri umani siano stati capaci di creare con i loro comportamenti insensati: mentre ogni anno nel mondo milioni di bambini con meno di 5 anni muoiono a causa della malnutrizione, secondo le ultime stime della FAO, il 17% del cibo, pari a 931 milioni di tonnellate, viene sprecato in tutte le fasi della sua produzione.

Tutti siamo coinvolti: sempre secondo la FAO – come riportato dal blog Dieta Ecosostenibile – il 54% degli sprechi alimentari totali si verifica a monte della catena agroalimentare, in fase di produzione (32%) e in fase di post-raccolto e conservazione (22%). Il 46% avviene invece a valle, nelle fasi di trasformazione (12%), distribuzione (12%) e consumo (22%).

Consideriamo l’ultima tappa, quella che ci riguarda tutti da vicino, la sequenza finale del consumo. Se soltanto ci fermiamo un attimo a pensare alle enormi quantità di cibo perdute durante le feste e i ricevimenti, non possiamo non ritenerci in qualche modo responsabili della catastrofe alimentare nei Paesi più poveri. Anche nella nostra quotidianità, nei nostri frigo e dispense, lo spreco alimentare è in agguato.

Le mense scolastiche non sfuggono al problema, anzi, contribuiscono in modo significativo allo spreco del cibo: secondo i dati forniti dal sito nonsprecare.it, nelle scuole italiane viene sprecato dal 20 al 30 per cento di tutto il cibo servito a mensa. Verdure, legumi, frutta e pesce gli alimenti più “colpiti”.

Molte scuole si stanno attivando per rimuovere, o quanto meno ridurre gli sprechi a mensa. Il Fatto Quotidiano riporta – come dicevamo in apertura – l’esempio di Cesena, dove l’amministrazione comunale, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, il dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari e il dipartimento di scienze dell’educazione dell’Università di Bologna, ha avviato nelle scuole primarie il progetto “Ripensa la mensa #2.0”. L’idea è di una semplicità disarmante: i bambini lasciano tanta roba nel piatto? Sperimentiamo la “mezza porzione”!

La proposta è frutto di un’azione condivisa tra alunni, insegnanti e famiglie, che hanno elaborato e analizzato i dati riferiti agli alimenti che quotidianamente andavano a finire nella pattumiera; dopo due mesi di osservazione e monitoraggio degli scarti alimentari prodotti in mensa, si è passati all’azione. Il progetto – come ha spiegato al Fatto Quotidiano l’assessora ai servizi per la persona e la famiglia – non si limita a ridurre le porzioni ma si configura come un vero e proprio percorso educativo che coinvolge scuola e famiglie: docenti, genitori e ragazzi che, insieme, impareranno a valorizzare il cibo e a sapersi regolare.

“Ripensa la Mensa” si inserisce, dunque, in un percorso didattico utile anche per valutare le abitudini alimentari dei bambini, con l’obiettivo di migliorare l’accettabilità e appetibilità dei pasti così da ridurre lo spreco alimentare. Naturalmente, gli alunni che lo vorranno potranno richiedere anche l’altra metà della porzione…

Gabriele Ferrante

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