Ci sarebbero allora corsi per imparare come organizzare i matrimoni, a 6mila euro, o come lavorare sugli alberi, a 5mila e 500 euro, o per diventare badanti, a 6 mila euro, e anche quello per diventare «chef colto» in modo da intrattenere un dibattito sul senso del nascere e del morire con il trancio di maiale prima di metterlo in padella.
Intanto, sostengono i redattori dell’articolo, mentre i disoccupati perdono tempo a inseguire questi corsi inutili e costosi, ma variegati di fantasia, l’Europa paga il conto di 2,5 miliardi di euro i cui beneficiari sono i politici e gli enti di formazione creati ad hoc per arraffare i soldi stanziati con la nobilissima finalità di formare personale specializzato.
A volte però neppure si entra in classe. L’Italia ha il record di frodi nella gestione dei fondi europei e il settore della formazione non fa eccezione.
La Sicilia, con 400 milioni di euro in formazione, sarebbe una di quelle regioni dove si sarebbe fatta man bassa di questi fondi che avrebbero tolto la disoccupazione solo ai gestori dell’affare. Infatti sarebbero 10mila i formatori in Regione, stipendiati da centinaia di enti vicini alla politica, spesso di proprietà di onorevoli o dirigenti di partito. Ma raccapricciante è sapere pure che la torta golosa che “lievita sotto elezioni: la maggior parte degli insegnanti sono stati assunti tra il 2006 e il 2008, a ridosso delle consultazioni che hanno premiato Salvatore Cuffaro e Raffaele Lombardo.
Agli allievi, in tutto 40mila, va un sussidio di 500 euro al mese. Ma una volta ottenuto il diploma le prospettive restano nere: secondo la Corte dei Conti per ogni sessione «solo un disoccupato e mezzo trova lavoro ». E nella miriade di corsi, ne è spuntato pure uno per aspiranti badanti. Ma la macina a quanto pare non si ferma e sempre la Sicilia nei giorni scorsi si è vista bloccare da Bruxelles un finanziamento da 500 milioni di euro per «carenze nei controlli». Proprio la cifra che secondo l’Olaf, l’organismo che lotta contro le frodi comunitarie, l’Italia perde ogni anno a causa di truffe e irregolarità.
A Catanzaro la magistratura ha messo sotto indagine 28 persone, tra funzionari regionali e imprenditori, che avrebbero intascato 11 milioni di euro organizzando corsi fantasma. Nel 2011 vicenda analoga a Milano, una frode da 50 milioni di euro. La strategia più diffusa sono le false fatturazioni: enti fittizi certificano spese per lezioni mai svolte e ottengono il rimborso dalla Regione, complici verifiche che scattano solo a campione.
Tra i progetti finanziati da fondi comunitari c’è “Alta Formazione” che coinvolge dieci Regioni. A neolaureati o disoccupati viene pagata l’iscrizione ad un corso «strategico per lo sviluppo economico e la competitività», come recita il bando. Nel catalogo si trovano master universitari in management o in comunicazione, lezioni per programmatori o operatori turistici. Meno strategici però sembrano alcuni corsi proposti dagli enti privati: «Esperto in progetti educativi con la mediazione del cane» (4.500 euro), «Master chef per la dieta mediterranea » (6mila euro per sfornare un «cuoco colto»), o «Facilitatore della formazione finanziata», 6mila euro.
Il tema: come organizzare corsi sostenuti da fondi pubblici. Il prezzo è spesso vicino al tetto massimo di 6mila euro coperto dal voucher. Quelli di inglese costano anche il doppio rispetto alle offerte dei maggiori istituti di lingua.
Per evitare che i formatori speculino su tariffe e numero di partecipanti Veneto e Liguria chiedono al corsista di pagare il 20% della quota. Altre Regioni però, come Campania, Emilia Romagna e Molise, rimborsano l’intero costo.
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