Didattica

Nelle scuole italiane i nativi digitali vorrebbero la banda larga

I “Nativi digitali” per Prensky sono le prime generazioni a crescere completamente immersi nelle nuove tecnologie. Hanno passato l’intera vita circondati da computer, videogiochi, lettori di musica digitale, videocamere, telefoni cellulari e tutti gli altri giocattoli e strumenti dell’era digitale.

Oggi i nostri studenti sono tutti ‘madrelingua’ del linguaggio digitale di computer, videogiochi e Internet”.

Gli studenti della Net Generation sono più propensi a una conoscenza di tipo parallelo e non sequenziale. Dunque, svolgono più compiti contemporaneamente. Tuttavia gestendo più operazioni nello stesso momento, vengono meno loro l’efficienza e la precisione, quindi aumenta la possibilità di commettere errori. Inoltre, preferirebbero la modalità visiva e uno studio declinato attraverso le immagini, molto più immediate rispetto a un testo scritto o una lezione orale.

Anche gli effetti sulla memoria sarebbero notevoli: avendo costantemente a disposizione una quantità illimitata di informazioni, non c’è più il bisogno di memorizzarle. Ciò influirebbe pure sulla capacità di concentrazione e di riflessione.

Ad esempio, una semplice lettura di un testo può diventare ostica, a causa della continua perdita di attenzione. L’utilizzo di apparecchi tecnologici avrebbero inoltre reso gli studenti più superficiali, facilmente distraibili, più inclini ad affrontare i compiti in modalità collaborativa piuttosto che singola e avrebbe aumentato la tendenza ad apprendere attraverso il gioco.

In Italia contrariamente a Stati Uniti e Germania, non siamo riusciti a sfruttare le aste per le concessioni alle compagnie di telefonia mobile per ottenere la fibra ottica negli edifici pubblici, tanto meno nelle scuole. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la scuola pubblica  non è connessa con la banda larga. Questo gap non sembra destinato a risolversi a breve.

I bandi come “generazione web” e gli interventi promossi a vari livelli dalle amministrazioni pubbliche continuano a puntare solo all’acquisto delle “macchine” (i devices: tablet, notebook, computer che siano), trascurando da un lato l’infrastrutturazione necessaria. Il device non serve a nulla se non c’è la rete.

 

Aldo Domenico Ficara

Articoli recenti

Cellulari scuola; Nocera: “E’ giusto aver salvato dal divieto gli alunni con disabilità”

Dal professore Salvatore Nocera, uno dei massimi esperti italiani di inclusione e disabilità riceviamo e…

17/07/2024

Concorso DS 2017, molti partecipanti ancora in ballo 7 anni dopo

Penso che sia utille per tutti sapere qualcosa di più sulle vicende giudiziarie che hanno…

17/07/2024

Decreto scuola: Paola Frassinetti (FdI) e Rossano Sasso (Lega) entusiasti, ma le proteste non mancano

Mentre proseguono le proteste delle opposizioni e di movimenti e comitati contro le diverse misure…

17/07/2024

Flavio Briatore sugli stipendi: “Come fanno vivere le famiglie con 4000 euro al mese? Bisogna aumentare i salari”

Flavio Briatore, ospite del podcast di Fabio Rovazzi e di Marco Mazzoli, 2046, ha affrontato vari…

17/07/2024

Nuove regole per promuovere l’inclusione degli alunni stranieri

Il governo nel presentare il decreto n° 71 del 30 maggio 2024 alla camera, nel…

17/07/2024

Falso allarme Covid scuola: condannato il docente

Nel 2020, un docente di un istituto di Pescara aveva lanciato un allarme infondato circa…

17/07/2024