Il 31 gennaio, come è noto, il MIUR ha pubblicato l’ “Avviso Quadro” sulle azioni da attivare nel merito dei PON per la scuola per l’anno in corso. In poche parole, dieci nuovi PON.
Si tratta di una chiara opportunità per le scuole, visto che la distribuzione a pioggia delle risorse, come in passato, non è più possibile. L’unica possibilità, dunque, che abbiamo per innovare, per sperimentare, per implementare le nostre proposte passa attraverso l’adesione a questi Bandi.
Le migliori Scuole si stanno già addestrando e preparando, e tutte le altre?
Perché questo è il punto: vi è il rischio che, per vari motivi, anche di sensibilità e di dedizione, molte scuole rifiutino di “darsi da fare”, come si suol dire. Preferendo, invece, i soliti piagnistei sulla mancanza di risorse e quant’altro.
Chiedo venia se uso questo linguaggio diretto, ma credo sia giusto ogni tanto dirsi qualche verità.
Oggi, cioè, non basta più star fermi ed attendere i mitici “fondi”. Bisogna un po’ guadagnarseli. Così va il mondo oggi.
Insegnare oggi, ma anzitutto dirigere una scuola, implica la disponibilità a condividere nuove competenze. Per rendere dinamica la nostra offerta culturale.
E la prima competenza è pensare la propria scuola come “scuola della comunità locale”, quindi disponibile a riconoscersi ruolo e responsabilità sociale, con tanto di rendicontazione e di bilancio sociale. Poi si deve passare al concreto. E anche questi nuovi PON sono funzionali a questo nuovo ruolo sociale, fatto di sano protagonismo e disponibile a fare rete.
È finito, cioè, il tempo della scuola chiusa in se stessa. Non c’è qui il rischio che le scuole che rifiutano questo salto qualitativo poi, nei fatti, scelgano una via che le porterà ad essere marginali, di fronte a questa nuova responsabilità sociale?
Insomma, scuola innovative e aperte, da un lato, e scuole marginali dall’altro.
Tutti i docenti, come pure gli ATA, dovrebbero (devono), quindi, rendersi disponibili ad andare oltre i limiti tradizionali di un insegnamento chiuso nella propria disciplina. Questo perché tutte le discipline hanno una caratura culturale trasversale. Tutte. Queste opportunità, offerte dai bandi e dai nuovi PON mirano dunque a valorizzare e a potenziare questa “caratura trasversale”, ad alimentare, quindi, lo sfondo culturale che è essenziale e prioritario a livello motivazionale, per gli studenti ma anche per noi docenti.
Questi nuovi bandi sono finanziati con i fondi dell’Unione Europea, per 830 milioni di euro. Chiaramente un treno da non perdere. Non per un mero tornaconto economico, ovviamente. Ma per la disponibilità, che viene offerta, a finanziare percorsi di rinnovamento e di ripensamento della nostra azione didattica e culturale. Un vero valore aggiunto, per noi, ma, anzitutto, per i nostri ragazzi.
Su questi dieci nuovi ambiti credo sia giusto chiedere, anzi, pretendere una partecipazione di tutti i docenti, in primo luogo a livello di progettazione. Tutti i docenti, cioè, non possono non sentirsi coinvolti.
Ovviamente, chi si trova già in prima linea, come coordinatore, con altre iniziative progettuali credo sia corretto che si debba sentire (quasi) esonerato. Chi, invece, è libero, penso sia giusto chiedere l’adesione, darla cioè per scontata.
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Anzitutto, si diceva, per la progettazione.
Se le proposte otterranno, poi, il finanziamento per la loro realizzazione sarà poi più facile pensare anche alla loro realizzazione. Con adeguato riscontro personale.
I tempi dei nuovi dieci PON sono stretti, tra marzo e aprile. È appena uscito (21 febbraio) il PON relativo alle “competenze di base”: essenziale per le scuole.
A livello procedurale, una volta raccolte le disponibilità, è bene che le scuole organizzino per tutti una prima riunione, nella quale i diversi gruppi (a seconda della adesione a questo o quell’Avviso) riceveranno, da chi ha già organizzato e presentato dei progetti PON, indicazioni operative e metodologiche per impostare in modo corretto ed efficace il lavoro.
Mi permetto di insistere sulla necessità di una condivisione di questi “sforzi” progettuali: al di là dell’esito (speriamo positivo) che avranno questi nuovi progetti, poter condividere tra docenti le proprie esperienze e la propria visione di scuola costituisce un necessario punto, di arrivo e di partenza, imprescindibile per ogni Istituto.
Le complessità che ognuno di noi è chiamato quotidianamente a non subire ma a governare, esigono, insisto, da parte nostra una condivisione progettuale, che evidentemente non può vivere nello spazio, talvolta un po’ impermeabile, delle “sole” 18 ore.
Gianni Zen, dirigente scolastico del liceo Brocchi di Bassano del Grappa
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