Nell’era della digitalizzazione e dell’utilizzo dei registri elettronici al posto di quelli cartacei, che senso ha compilare le pagelle quadrimestrali dal momento che i genitori possono tranquillamente con la password di accesso verificare quotidianamente i voti dei loro figli registrati dal docente?
Sarebbe del tutto fuori luogo stampare quintali di carta per le pagelle se la legge ci impone la dematerializzazione, ossia proprio il risparmio della carta?
Al momento dell’iscrizione dei figli a scuola i genitori ricevono dalla segreteria scolastica o per il tramite del coordinatore di classe la password di accesso all’area riservata per le famiglie del registro elettronico e, quindi, hanno la possibilità di verificare più volte al giorno quali interrogazioni, quali compiti scritti, l’assegno delle lezioni e le assenze degli alunni.
Insomma hanno sottomano tutto il polso della situazione scolastica dei loro figli. E, quindi, dalla visione del registro elettronico possono benissimo desumere i voti attribuiti e calcolare, eventualmente, il voto medio intermedio (trimestre e/o quadrimestre) e quello finale.
Si eviterebbero in questo modo anche le estenuanti file davanti alle classi, in sede di colloqui con i docenti. Per gli eventuali chiarimenti sul percorso degli alunni dal punto di vista disciplinare e del profitto, la scuola invita i docenti a rendersi disponibili per l’ora di ricevimento dei genitori. In questa ora i genitori possono incontrare gli insegnanti e chiedere eventuali delucidazioni.
Nell’era dell’informatica e della trasparenza il registro elettronico, di per sé, costituisce il documento ufficiale per conoscere il percorso scolastico degli alunni.
La compilazione delle pagelle costituisce soltanto un estenuante e stressante surplus di lavoro per i docenti che devono compilare griglie di valutazione e stampare carta. L’unica cosa da consegnare in forma cartacea ai genitori potrebbe essere il diploma finale del primo ciclo d’istruzione e dell’esame di maturità. Sarebbe questa una strada da seguire per la lotta alla burocrazia che avvinghia il Paese.
Mario Bocola