Nello spezzino gli alunni della primaria a lezione di caccia al cinghiale

Anche la caccia al cinghiale può rientrare nei progetti di formazione di un alunno di  quarta e quinta elementare: accade nel Comune di Rocchetta di Vara, in provincia di La Spezia, una zona dove la percentuale di cacciatori è tra le più alte d’Italia. Il programma prevede che gli alunni vengano portati all’interno di in un parco recintato accompagnati da cacciatori provetti e cani addestrati. È previsto anche il coinvolgimento di guardie forestali e docenti di scienze.
L’idea è del vicesindaco Roberto Canata, il quale ha tenuto a precisare che le lezioni saranno realizzate con i cani da caccia dell’associazione italiana ‘Alpenlaendische Dachsbracke’ e che il fine è insegnare ai bambini come si fa la caccia che rispetta l’ambiente: cani e battute, come nei servizi di abbattimento selettivi“. Non a caso, agli alunni verranno regalate delle magliette con la scritta “la caccia è passione, istinto, ragione ma soprattutto è rispetto per la natura”. Entusiasta anche il primo cittadino Riccardo Barotti, secondo cui “in Val di Vara la maggior parte degli uomini è cacciatore. I bambini a casa sentono spesso parlare di caccia dai padri e dai nonni: è inutile nascondere l’argomento“.
Immediate le critiche. Alle associazioni ambientaliste e che tutelano gli animali non è bastato sapere che ai giovani alunni sarà evitato di far vedere l’uccisione del cinghiale. Le più contrariate sono le associazioni ambientaliste e di tutela degli animali. Cristina Morelli, responsabile dei diritti per i Verdi, ha detto che “la notizia che arriva da Rocchetta Vara di introdurre nelle scuole l’educazione alla caccia ci lascia senza parole. Solo perché‚ a Rocchetta Vara in ogni famiglia esiste un cacciatorenon si può dire che la caccia è rispetto delle tradizioni. Dove la mafia è purtroppo ben radicata – ha continuato l’esponente dei Verdi – non si deve insegnare a essere mafiosi. Il paragone è forte, ma l’idea di Barotti è orrida. La scuola deve insegnare l’educazione alla vita, al rispetto, alla non violenza, ad una cultura della pace. Spero che qualcuno – ha concluso Morelli – fermi questa squallida idea e priva di ogni fondamento morale etico”.
Alessandro Giuliani

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