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Neonati sepolti in giardino da 22enne, c’è chi invoca l’educazione sessuale a scuola. Il dibattito: “Non scarichiamo le colpe”

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Un’immane tragedia ha colpito un paesino della provincia di Parma, in questi giorni sotto i riflettori mediatici. Da agosto ad oggi sono stati trovati, in una villa, sepolti nel giardino, i corpi di due neonati. Una studentessa di 22 anni, che abita nella casa, avrebbe confessato di averli partoriti, anche se ancora si attende l’esame del DNA, come scrive La Repubblica.

Entrambi i neonati sarebbero stati partoriti alla 40esima settimana. L’ipotesi è quella dell’uccisione dopo il parto da parte della giovane, avvenuto in condizioni completamente di solitudine. I genitori, il fidanzato e le amiche della giovane avrebbero negato qualsiasi coinvolgimento: nessuno sapeva di queste gravidanze.

Davvero non c’erano alternative?

Il fatto è gravissimo: la giovane avrebbe dovuto essere assistita e avrebbe potuto ricorrere all’aborto o all’adozione. Com’è possibile che invece la 22enne, che tra l’altro lavorava come baby-sitter, abbia pensato che non ci fosse davvero altra alternativa oltre all’assassinio dei bimbi?

Questo è ciò che si chiede l’opinione pubblica, e per questo si parla moltissimo in questi giorni di educazione sessuale a scuola. C’è chi accusa il sistema scolastico della mancanza di questa disciplina, che potrebbe causare eventi tragici del genere dovuti all’ignoranza su certe tematiche. C’è invece chi preferisce non spingersi troppo e crede che non si possa addossare alla scuola colpe del genere.

Un post su X, ad esempio, sta avendo molta risonanza: “Forse con l’educazione sessuale a scuola avremmo potuto evitare due gravidanze indesiderate, due aborti indesiderati, due bambini sepolti in un giardino e diverse vite distrutte. Forse avremmo potuto, forse”.

Il dibattito

Ecco alcune reazioni:

“Sai che non penso proprio che sia quello il caso? O c’è dietro un enorme disagio psichiatrico non diagnosticato oppure altro ma qui parliamo di una persona ben inserita in società, consapevole, istruita (e pure funzionale) non della tredicenne isolata vittima di abusi”.

“L’educazione sessuale per una adulta di 23 anni? Parlate come se fosse una tredicenne. L’educazione sessuale non c’entra nulla per me in questo caso”.

“Sicuramente giusta l’educazione sessuale a scuola però qui parliamo di una donna, con diritto di voto e patente di guida, ben inserita nella società, da famiglia benestante, iscritta all’università. Non mi dire che non aveva i mezzi o gli strumenti per capire”.

“Non è assolutamente così. Insegniamo educazione civica, stradale, convivenza, multiculturalità, gentilezza, legalità, ma se fuori la famiglia ha atteggiamenti disfunzionali, è come seminare nel vento. Non possiamo deresponsabilizzare le famiglie anche in questo caso”.

“Non credo proprio che c’entri qualcosa l’educazione sessuale. Senza i ragazzi sanno tranquillamente come possono evitare gravidanze indesiderate, a maggior ragione a 22 anni. C’è una mente disturbata. A volte è difficile pensare che la gente può essere davvero cattiva, lei lo è”.

“Educazione sessuale a scuola? e perché non in famiglia?”.

“Come ha partorito e ucciso da sola, poteva invece decidere di andare ad abortire: nessuno lo avrebbe saputo; non avrebbe corso rischi; non avrebbe avuto conseguenze. C’è una responsabilità individuale; non cerchiamo di scaricare le colpe; non giustifichiamo l’ingiustificabile”.