Sarebbero 12.022 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole paritarie, dice il Redattore Sociale che avrebbe avuto i dati dal Miur, relativi all’anno scolastico 2012-2013.
Quindi gli studenti disabili rappresenterebbero l’1,2% della popolazione delle scuole paritarie, contro il 2,7% registrato in quelle statali. La maggior incidenza si registra, nelle statali come nelle paritarie, nelle secondarie di 1° grado, dove gli alunni disabili sono 78.374 (3% della popolazione complessiva) nelle statali e 2.244 (1,7%) nelle paritarie con un incremento del 7% l’anno, contro il 4,5% delle statali”, riferisce Roberto Gontero, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche).
L’accoglienza e la gestione della disabilità nelle private sta però diventando un problema serio: “il sostegno scolastico nelle paritarie – spiega infatti Gontero – non riceve quasi nessun finanziamento da parte del ministero, mentre è a carico della scuola e, di conseguenza, delle famiglie. Il discorso riguarda soprattutto le secondarie di primo e secondo grado, perché per le primarie ex parificate ci sono dei fondi. Ma le nostre paritarie, in base alla legge 62/2000, sono a tutti gli effetti pubbliche: noi quindi pretenderemmo che lo stato trattasse i nostri ragazzi allo stesso modo di quelli iscritti nelle statali. Chiediamo, quindi i nostri studenti disabili ricevano un servizio di accompagnamento pari a quello che otterrebbero in scuola statale e che questo costo non ricadesse sulle scuole”.
Don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae (Federazione istituti attività educative), precisa la questione, scrive sempre il Redattore sociale: “Non è previsto quasi nessun finanziamento per questi bisogni educativi eccezionali, ma tutto è a carico delle famiglie e delle scuole: si tratta di una situazione gravissima. Fino ad alcuni anni fa, era previsto un piccolo stanziamento ministeriale per la voce ‘handicap’: un finanziamento comunque molto basso, che copriva meno del 10% di quel che serve per il sostegno scolastico di questi ragazzi. E comunque non arrivava ogni anno”.
“Le scuole paritarie, che possono contare solo sul ricavato delle rette, non possono riescono a farsi carico di tutte queste situazioni. Così, nella maggior parte dei casi, se ne fanno carico le famiglie, che coprono direttamente i costi del sostegno per il figlio disabile”.
Cosa chiedono, quindi, le scuole paritarie? “Un finanziamento in proporzione ai ragazzi ospitati per ragazzi disabili o con bisogni speciali. La disponibilità del Miur c’è, ma solo teorica: in mancanza di risorse, è una disponibilità muta”.
La “situazione di grande sofferenza” è confermata dallo stesso Miur: “La legge sulla parità – spiega a Redattore Sociale Carmela Palumbo, direttore generale Ordinamenti scolastici presso il Miur (ministero Istruzione, università e ricerca) – da un lato prevede, tra i requisiti per la parità, proprio l’accoglienza degli alunni disabili: condizione che viene verificata dagli uffici scolastici regionali sia al momento dell’attribuzione della parità, sia in itinere. La legge 440/97 prevede un contributo generale a favore delle paritarie, che copre solo una piccola parte dei costi di gestione: nell’ambito di questo fondo, fino a qualche anno fa, potevamo destinare una quota anche alla voce specifica ‘handicap’, in relazione al numero di studenti disabili presenti nelle scuole, per sostenere in parte i costi supplementari che la presenza di questi studenti necessariamente comporta”.
Oggi, però, non è più così: “da qualche, anno – spiega ancora Palumbo – possiamo destinare alle scuole paritarie solo il contributo generale, mentre ogni altro genere di finanziamento è riservato esclusivamente alle statali. Anche il contributo generale, peraltro – precisa Palumbo – per ora è stanziato solo parzialmente: dei circa 500 milioni previsti su due capitoli, solo il primo capitolo finora è stato effettivamente finanziato”. Che fare, dunque? “Stiamo studiando come superare tecnicamente questo ostacolo”, assicura Palumbo. Nulla di fatto, per il momento, con il decreto scuola: “non contiene alcuna prospettiva di miglioramento di questa situazione – conferma Palumbo – Né è pensabile che possa essere ormai modificato, come richiesto dalle associazioni, visto che è in queste ore in fase di conversione.
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