Da anni ormai denunciamo la condizione di precarietà esistenziale che interessa le docenti ed i docenti che la L.107/15 ha letteralmente spedito al Nord, lontano dalle proprie terre, attraverso dubbie e coatte operazioni ed algoritmi, facendo così crescere in modo esponenziale i numeri degli insegnanti già emigrati dal Sud prima del piano di assunzioni e mobilità straordinaria del governo Renzi che ha lasciato tutti senza possibilità di rientro.
Perché è questa la realtà ad oggi: nessuna possibilità concreta di rientro per chi da anni vive questa condizione e la causa sta tutta nell’assenza di volontà da parte di qualsivoglia forza politica che si è susseguita al governo o all’opposizione dal 2015 ad oggi.
Una volontà politica che anche quando sembra ad un passo dal concretizzarsi verso una presa di coscienza del problema, stranamente svanisce.
In particolare vogliamo porre l’attenzione su un aspetto che è per noi fondamentale chiarire: la mobilità è un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego e non una gentile concessione come sembra essere diventata da qualche anno per la categoria dei docenti.
La L.107 ha messo in atto una mobilità selvaggia, che ha proseguito il piano diabolico delle assunzioni/rottamazioni dell’ex premier Renzi; essa fu discriminante, cervellotica ed affidata ad algoritmi.
Ha creato danni permanenti, ma è stata un unicum, e per questo riteniamo non sia corretto far passare la mobilità dei docenti come uno spauracchio ingestibile, come il Ministero dell’Istruzione ad oggi continua a fare. Perché questa è stata finora la reazione di tutti i governi e di tutte le trattative sindacali al post mobilità straordinaria della 107: limitarla.
E da selvaggia trasformarla in inesistente e infruttuosa. Negli ultimi 5 anni non è servita a riportare nelle province di residenza né i docenti colpiti dall’algoritmo né coloro che sono stati assunti prima della 107/15, poiché le quote destinate ai trasferimenti sono pressocché assenti. Se le graduatorie al Nord sono vuote è perché non si investe in un adeguato reclutamento del personale scolastico; a sopperire la mancanza di organici e di cattedre scoperte non possono e non devono essere i docenti meridionali, per di più assunti con un sistema contorto e tecnicamente comprovato fallace.
A tal proposito si ricorda che la giustizia amministrativa e quella ordinaria ha più volte dato ragione ai docenti fuori sede, riconoscendo il torto subito sia in sede di trasferimento nel 2016 che successivamente, quando nel CCNI sulla mobilità sono state inscritte percentuali che contravvengono al TU del 2001, nel quale è specificato che la mobilità precede sempre le assunzioni.
Nello specifico, con Ordinanza n. 3722/2019 del 22.7.2019 il Consiglio di Stato ha ribadito la posizione già espressa dal Tar del Lazio con l’ordinanza n. 2367/2019 del 19.4.2019, ribadendo il principio di cui all’art. 470, comma 1°, del testo unico sulla scuola D. lgs 297/’94, “ovvero la preferenza per il trasferimento per chi sia già in ruolo rispetto alla assegnazione di sede per nuove nomine”.
Ci chiediamo perché il Ministero dell’Istruzione non ottemperi a tale principio e si ostini a non adeguarvisi rivedendo i propri atti amministrativi anche in sede di contrattazione collettiva integrativa con i sindacati di categoria.
Sappiamo da tempo che nei palazzi della politica di professione l’autocritica è una chimera ed abbiamo preso atto del totale disinteresse al problema, oggi come ieri, ma continuiamo a credere che le esperienze dolorose di chi conosce la migrazione e l’allontanamento dai propri affetti meritino quantomeno più attenzione, più rispetto ed analisi più profonde.
Comitato 8000EsiliatiFaseB Gae
Comitato Nonsisvuotailsud
Nastrini Liberi Uniti
Osservatorio Diritti Scuola
EsiliatiAttivi