Nel 2007, una bambina di 13 anni, Chelsea Fraser, era già finita in manette per aver scritto “Okay” sul banco. L’anno dopo, un bambino di 5 anni è stato arrestato e mandato dallo psichiatra dopo un litigio con alcuni compagni nel giardino del suo asilo. Abusi che hanno convinto la New York Civil Liberties Union, un`organizzazione per la tutela dei diritti dei minori, a intentare una causa collettiva contro il dipartimento di polizia e quello d`istruzione della città. Ed episodi di tolleranza zero ci sono stati anche a Chicago: il più eclatante, quello in cui 25 bambini di un istituto elementare sono stati arrestati per una rissa nella mensa scolastica.
Intanto i genitori di Alexa Rodriguez hanno contattato un avvocato, Joe Rosenthal, per fare causa alla polizia di New York. Che ha portato via la figlia dell’istituto a via in manette come una criminale. Questa la crono-storia dei fatti: era in corso la lezione di spagnolo, gli alunni aspettavano che la professoressa riconsegnasse i compiti. Quando l`insegnante è passata davanti alla fila di Alexa, si è accorta che la bambina stava scrivendo sul banco. Ed è subito scattata la punizione esemplare. E’ stato chiamato il preside, da lì a poco è giunta la polizia. Con la giovane addirittura ammanettata e trascinata fuori dalla scuola davanti ai compagni ed ai professori.
“Non mi meritavo questo, le scritte potevano essere facilmente cancellate“, ha raccontato Alexa. Poi tre ore nel distretto di polizia, dove ha anche vomitato per il trauma psicologico che stava vivendo. Fino a quando la madre, contabile di 49 anni, l’ha riportata a casa. Ma il dramma non è finito lì: anche se nella sua classe non ci tornerà più, Alexa è stata sospesa dalla scuola. Meno male che da altre parti è stato ammesso che l’arresto è stato un errore. “Anche se ci viene richiesto di effettuare un arresto, il buon senso deve prevalere in ogni situazione, e bisogna valutare se una punizione del genere sia davvero necessaria“, ha ammesso Paul Browne, un portavoce della polizia.
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