I social media danneggiano concretamente i ragazzi? Secondo la città di New York sì. Come riporta La Repubblica il sindaco Eric Adams ha deciso di portare in tribunale le società di Big Tech come TikTok, Facebook, Instagram, Snapchat e YouTube.
Le aziende sono accusate di aver “alimentato una crisi mentale tra i giovani su scala nazionale” e in particolare tra i giovani newyorkesi “a livelli che non si erano mai visti”. Il documento ufficiale di 305 pagine è stato depositato alla Corte Superiore della California dalla città di New York.
“I nostri giovani – ha accusato Adams – stanno sperimentando livelli mai visti di angoscia, mancanza di speranza e persino pensieri suicidi, messi sotto pressione da contenuti che loro stessi non richiedono”. Tre sono i reati contestati, equiparabili a mancato controllo, negligenza “spericolata” e messa a rischio del benessere pubblico.
Meta, TikTok e YouTube devono già affrontare centinaia di cause avviate da genitori di utenti dei social e dai distretti scolastici. La battaglia legale annunciata da New York, che chiede un processo con tanto di giurati e l’ottenimento di un risarcimento danni, potrebbe essere per loro un colpo ancora più duro.
Secondo Adams la dipendenza dei giovani dalle piattaforme, ha spiegato il sindaco, provoca una crisi mentale che costa alle casse della città cento milioni di dollari l’anno di soldi dei contribuenti.
Peggiora la dipendenza dei giovani rispetto ai social media e alla libera navigazione su internet: uno studio nazionale sui minori tra gli 8 e i 16 anni ha rivelato che ormai quasi tutti trascorrono on line da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore, utilizzando diversi strumenti tra cui social network, messaggistica e piattaforme streaming. I dati sono contenuti nello studio ‘Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16′, promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica.
La ricerca è servita anche per comprendere le motivazioni che spingono i ragazzi a trascorrere così tanto tempo in rete ogni giorno. E sono emersi diversi profili di “navigatori” più o meno incalliti.
Il gruppo più folto è risultato quello degli irrequieti, composto dal 31% dei partecipanti alla ricerca: sul web e sui social media cercano stimoli forti ed emotivamente coinvolgenti; inoltre, incorrono con frequenza in esperienze negative, come esposizione a contenuti non adatti alla loro età e contatti con estranei.
Un giovane su cinque (il 25% del campione) è stato invece classificato come esploratore: si approccia all’on line principalmente per divertirsi e di apprendere.
Poi ci sono i performativi (il 24% del campione) per cui il web è uno spazio dove provare emozioni, divertirsi e mettersi in scena; sono consapevoli dei rischi della rete e adottano quindi una serie di misure di auto-tutela.
Un po’ dietri risultano i ripiegati (il 20% del campione), i quali si descrivono arrabbiati, impauriti e insoddisfatti di sé.
A proposito di rischi, ricordiamo che recentemente una ricerca commissionata dalla Presidenza del Consiglio ha fatto emergere che il danno prodotto dai social media e dal mondo virtuale sui giovani in età scolastica è accertato. Perché attraverso le interazioni intercettate ogni giorno su smartphone e device vari collegati alla Rete, i ragazzi si imbattono in messaggi dannosi, che mostrano modelli di bellezza irrealisticamente perfetti e contribuiscono a minare autostima e benessere mentale e fisico.
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