“Caro sindaco Merola, avevo apprezzato l’iniziativa referendaria che ruota intorno al nodo del finanziamento pubblico delle scuole materne private, perchè mi pareva un’ottima occasione per mettere a confronto opinioni, sensibilità e storie differenti. In particolare mi pareva interessante un’ esperienza di incontro, anche duro, tra democrazia delegata e democrazia diretta.
Bologna ha sempre dato lezioni bellissime di apertura e di confronto culturale, non avrà paura – così pensavo – di mettersi in gioco, di ascoltare, di vivere il pluralismo come ricchezza. So bene che non si può entrare in questa discussione con atteggiamento manicheo. La passione civile e politica non deve mai trascendere in fanatismo. Invece Bologna rischia oggi di essere il campo di un gioco al massacro. Credo onestamente che non si dovrebbe sovraccaricare questo referendum di significati catastrofici e palingenetici: io non l’ho fatto. Chiedo di poter svolgere una battaglia di merito per il rilancio della scuola pubblica, a partire da quelle scuole dell’infanzia la cui offerta è drammaticamente carente in tutta Italia.
Per questo, caro Merola, le tue parole mi hanno ferito e addolorato. Ma non sono uomo di risentimenti. E allora volevo augurare a te e alla tua meravigliosa città, di vivere l’occasione del voto referendario con serenità: come l’ennesima prova della maturità e della civiltà di Bologna”.
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