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Nidi, cresce il numero delle rinunce: le famiglie non riescono a pagare le rette

In Itala “per la prima volta da dieci anni si ha una flessione nella potenzialità ricettiva dei nidi”: lo ha detto il 16 ottobre la presidente dell’Istituto degli Innocenti Maria Grazia Giuffrida.

IL 16% DEI POSTI NON UTILIZZATI

La tendenza negativa è stata comunicata nel corso della conferenza stampa di presentazione di una convenzione tra l’istituto fiorentino e Asilo Savoia per sostenere e monitorare quei progetti di rinnovamento nel settore delle politiche educative e sociali rivolte all’infanzia e alla famiglia che la Regione Lazio ha raccolto con il ‘Pacchetto Famiglia’.

I dati dello studio nazionale sui servizi educativi alla prima infanzia, giunto alla quinta edizione, sono stati incrociati con quelli dell’Istat: la conclusione è che il 16 per cento della ricettività dei nidi non è utilizzata. Un dato che appare paradossale, se si considera che la quota di posti a livello nazionale è già molto al di sotto di quella indicata da Bruxelles.

AUMENTANO I POSTI

La presidente Giuffrida ha detto che “anche i dati dell’ultimo monitoraggio nazionale, in corso di pubblicazione, sono coerenti: i monitoraggi annuali indicano che dal 2008 al 2015 il numero di posti nei nidi è aumentato del 50 per cento: nel 2008 si avevano a livello nazionale 210 mila posti, nel 2015 il numero era salito a 315 mila, un incremento costante e progressivo, risultato delle politiche di incentivi inaugurate con il Piano nidi 2007-2009, che ha quest’anno la prima battuta di arresto. Dai monitoraggi risulta che il 53 per cento dei nidi è a gestione pubblica, il 47 per cento è gestito da privati, un terzo dei quali però ha un servizio convenzionato o accreditato con le amministrazioni pubbliche”.

Per i ricercatori dell’Istituto degli Innocenti, i posti lasciati liberi sono dovuti alle crescenti casistiche di rinunce, dimissioni e morosità che raccontano delle difficoltà delle famiglie a pagare le rette.

RETTE ESOSE A SEGUITO DEI TAGLI

Un problema, quello delle rette troppo alte, che negli ultimi anni si è acuito per via dei tagli attuati dai vari governi ai finanziamenti agli enti locali (quindi anche ai Comuni, che gestiscono gli asili nido).

Ricordiamo che una famiglia con entrambi i genitori che hanno un impiego con uno stipendio medio ed un appartamento di proprietà, arriva a pagare, per tenere il bimbo al nido dal lunedì al venerdì sino attorno alle ore 16.00, anche oltre i 500 euro al mese. E laddove gli iscritti siano due, non sempre vi sono riduzioni consistenti. I commenti li lasciamo ai lettori.

Alessandro Giuliani

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