Sono trascorsi più di 50 anni – esattamente 53 lo scorso 6 dicembre – da quando al Legge 1044 istituì in Italia gli asili nido.
Ad oggi nel nostro Paese, ci sono solo 366 mila posti in asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia, pubblici o privati, che significa che circa 850 mila bambini e bambine ne sono esclusi.
Si tratta di un’offerta del tutto insufficiente rispetto al potenziale bacino di utenza e ben al di sotto del 33% che l’Europa si era data come obiettivo da raggiungere entro il 2010, che l’Italia ha indicato come livello minimo da garantire però entro il 2027 e decisamente lontana dal nuovo obiettivo europeo del 45% entro il 2030.
Forti sono i divari territoriali, che corrispondono anche a notevoli disparità nelle risorse pubbliche erogate a sostegno del sostegno al sistema educativo per la prima infanzia: le aree più svantaggiate, che sono anche quelle dove si concentrano le famiglie in peggiori condizioni economiche, beneficiano infatti di minori risorse pubbliche, vivono in prima persona la scarsa offerta di nidi e servizi educativi e hanno meno possibilità di intercettare misure di sostegno. Questo avviene soprattutto al Sud, dove con il Piano Strutturale di Bilancio, di aggirare l’obiettivo del 33% di posti da garantire entro il 2027 e di quello del 45% da raggiungere entro il 2030, che lo ha trasformato in un obiettivo nazionale, ha fatto sì che l’obiettivo su base regionale scendesse sotto 15%, lasciando immutati i divari territoriali.
Il divario territoriale, inoltre, come affermato dalla segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi, citando gli ultimi dati Istat disponibili rielaborati dalla Confederazione comporta costi educativi, sociali, in termini di povertà educativa, in correlazione con la dispersione scolastica, diseguaglianze, denatalità. Gli asili si configurano come diritti dei bambini e delle bambine e per questo devono essere garantiti a tutte e tutti e gratuiti, oltre al fatto che il potenziamento dell’offerta di nidi andrebbe a creare opportunità di lavoro con profili professionali di qualità.
Non va dimenticato che si avvicina la scadenza del 2026, anno entro il quale dovranno essere ultimati i progetti sostenuti dal PNRR, pena la perdita dei finanziamenti, ed è preoccupante l’attuale riduzione complessiva dei progetti finanziati, proprio perché il Governo ha ridimensionato l’obiettivo iniziale di 265 mila nuovi posti nido agli attuali 150 mila, questo senza alcuna garanzia che i progetti in essere vengano ultimati entro il termine fissato.
Per arrivare all’obiettivo del 45% devono essere attivati 200 mila posti in più rispetto agli attuali per i quali occorrono 2 miliardi di euro in più all’anno per la gestione corrente e almeno 45 mila educatrici/tori in più.
A inizio novembre sono state diffuse, in riferimento al Piano asili nido PNRR di cui all’Avviso pubblico del 15 maggio 2024, le informazioni per la riassegnazione delle economie e di autorizzazione di ulteriori interventi, finanziando ulteriori 64 asili nido, per un importo complessivo pari a 40,8 milioni di euro, di cui il 55% è destinato ai comuni delle regioni del Mezzogiorno.
Gli enti beneficiari inseriti in posizione utile nella graduatoria sono stati autorizzati ad avviare tutte le procedure ai fini del rispetto della milestone del PNRR di aggiudicazione dei lavori fissata al 28 febbraio 2025.
Secondo quanto stabilisce il Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus (Copernicus Climate Change Service -…
Il Ministero ha pubblicato il Decreto per la determinazione del contingente del personale docente della…
I permessi brevi sono una possibilità data ai docenti e a tutti i dipendenti scolastici…
Bonus mamme anche alle lavoatrici con contratto a tempo determinato. Lo ha deciso il Tribunale…
Un docente precario scrive alla Presidenza dell'Unione europea sulla questione delle assunzioni dei docenti.Bruxelles risponde…
Momenti di apprensione a Imola, in provincia di Bologna, dove alcune scuole medie sono state…