La ministra dell’Istruzione l’aveva promesso: quest’anno niente assegnazioni provvisorie di manica larga agli assunti della Buona Scuola.
Né occupazioni di cattedre di sostegno libere senza specializzazione. Così è andata: anche nel contratto, seppure non in modo così rigido come avrebbe voluto il Miur, la “stretta” c’è stata.
Il risultato è stato che rispetto al 2016, scorrendo le graduatorie delle assegnazioni provvisorie uscite in questi giorni, diverse migliaia di docenti non hanno ottenuto l’avvicinamento a casa. E ora si fanno sentire. Solo che stavolta sarà dura convincere il Miur, che stavolta si è messo di traverso e difficilmente si piegherà alle pressioni (anche politiche).
Nella stessa giornata, hanno alzato la voce gli insegnanti di due regioni: della Campania e Sicilia.
Nell’isola, a farsi sentire è stata la FGU. Attraverso Loredana Lo Re, coordinatrice regionale, il sindacato autonomo ha contestato quello che considerano un vero blocco delle assegnazioni provvisorie per i 2mila insegnanti siciliani trasferiti al Nord in seguito alle assunzioni avvenute con la legge 107/2015.
“La Federazione Gilda-Unams della Sicilia ritiene inammissibile che l’amministrazione scolastica si ostini a non voler trovare concrete soluzioni giuridiche per porre fine ad un esodo forzato ed ingiusto, creato ad arte per coprire cattedre vuote al Nord, quando al Sud ve ne sono altrettante libere”, ha detto Lo Re.
“Il 26 luglio scorso – ricorda Lo Re – non abbiamo siglato il contratto integrativo regionale, in linea di continuità con il rifiuto della Gilda degli Insegnanti di firmare il contratto integrativo nazionale sulla mobilità dell’11 aprile scorso. Diversamente dalle altre sigle sindacali, la FGU, ben consapevole che quel contratto avrebbe determinato forti limitazioni alla mobilità del personale docente, ha posto il proprio netto rifiuto, né tantomeno ha sottoscritto l’accordo a latere sulla chiamata diretta”.
Secondo la sindacalista, “gli insegnanti siciliani, come tantissimi docenti del Sud d’Italia, sono stati costretti ad emigrare forzatamente in altre regioni italiane e adesso – afferma Lo Re – di fronte alla totale chiusura dimostrata dall’Usr Sicilia, chiediamo con forza al presidente della Regione Crocetta e all’assessore all’Istruzione Marziano la convocazione di un incontro urgente con la ministra Fedeli per mettere in campo un intervento ad hoc per la scuola siciliana”.
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“Non è possibile – conclude la coordinatrice regionale della FGU – che migliaia di docenti debbano pagare lo scotto di un accordo iniquo che assegna soltanto il 30% dei posti ai movimenti fuori provincia e il 10% alla mobilità professionale e nessuna soluzione per i posti in deroga su sostegno. Una risposta adeguata rispetto a questi due punti nevralgici dell’intesa avrebbe sicuramente garantito il rientro dei docenti nelle proprie provincie”.
La situazione, tuttavia, è un po’ più complessa. Perché, rispetto allo scorso anno il numero delle cattedre di disciplina disponibili si è ridotto, anche per fare spazio ai tanti vincitori dei ricorsi per via dell’algoritmo errato proprio del 2016.
Anche a Napoli, sempre il 22 agosto, ci sono state proteste vibranti: l’Unione Docenti Napoletani Immobilizzati ha organizzato un sit-in davanti l’USR Campania.
“È storia recente e ormai cristallizzata – commenta l’associazione ULMScuola presente alla manifestazione – che al termine delle nomine annuali, centinaia di posti di sostegno in ogni ordine e grado rimarranno vacanti e saranno assegnati dai dirigenti scolastici a precari, il più delle volte, non solo privi del titolo di specializzazione ma addirittura dell’abilitazione”.
“Pertanto, fatti salvi i diritti dei precari abilitati e in possesso del titolo di specializzazione (e delle famiglie degli alunni diversamente abili) ad avere l’accantonamento del posto utile a stipulare una supplenza annuale, la nostra associazione ritiene che le disponibilità residue debbano essere assegnate in regime di assegnazione provvisoria interprovinciale prioritariamente ai docenti di ruolo fuori provincia, al fine di consentire loro l’avvicinamento ai propri cari e di mitigare gli effetti nefasti e drammatici della famigerata legge 107/2015 detta “Buona Scuola”.
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