Il Miur insiste: niente assegnazione provvisoria per chi è stato assunto negli ultimi anni e per chi ottiene il trasferimento. Ma i sindacati sperano ancora in un ravvedimento.
È questo l’esito della trattativa in corso sul contratto, aggiuntivo a quello sulla mobilità generale 2017/18, riguardante le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie del personale scolastico.
Sulla questione è intervenuta a piedi uniti la Uil Scuola, secondo la quale “va trovato il giusto equilibrio tra le legittime esigenze del personale e la garanzia di continuità didattica degli alunni”.
Il ministero dell’Istruzione, dal canto suo, sembra tenere duro. Perché l’esperienza dello scorso anno, quando la “manica larga” portò ad un numero altissimo di assegnazioni provvisorie, anche di docenti privi di abilitazioni e specializzazioni normalmente necessarie per coprire determinate cattedre.
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I dirigenti del Miur lo hanno ribadito nell’incontro tenuto con i sindacati. Secondo i quali, però, frapporre blocchi e nuove restrizioni al trasferimento temporaneo (un anno scolastico) sarebbe una inaccettabile punizione.
Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, spiega i motivi del suo doppo “no” netto. “Le regole – mette in chiaro – andavano definite a monte, all’interno del contratto nazionale sulla mobilità, siglato ad aprile. Il contratto integrativo, che si sta definendo in questi giorni, deve tener presente le reali esigenze di funzionamento delle scuole e rispondere alle esigenze dei lavoratori e degli studenti”.
“Va trovato il giusto equilibrio – continua Turi -, quello che solo la contrattazione può realizzare, tra le legittime esigenze di mobilità del personale e la garanzia di continuità didattica degli alunni che va garantita in coerenza con la ratio della legge. Non c’è alcun bisogno di blocchi e divieti punitivi”.
Per il sindacalista, “non servono alla scuola scontri ideologici, ma soluzioni concrete per garantire i diritti degli studenti e del personale che non possono essere affidate a generici divieti di legge che creano solo ingiustizie e discriminazioni. La scuola non diventi terreno di scontro politico”, conclude Turi.
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