Attualità

Niente “Bella Ciao” a scuola: non è politicamente corretta

Alla scuola Franchetti di Roma, nel quartiere di San Saba, scoppia la polemica sul canto partigiano “Bella Ciao”.

Così come segnala La Repubblica, sabato 27 gennaio, è prevista una cerimonia per scoprire una targa per Bruno Fantera, che nella sua casa salvò dalle deportazioni nazifasciste una famiglia di ebrei.

Tra le attività didattiche previste dalla scuola per l’occasione anche un coro che cantasse “Bella ciao”.

Durante una riunione del consiglio d’istituto, però, alcuni genitori si sono lamentati per la scelta della canzone che, a loro parere, porterebbe la politica nella scuola e darebbe ai bambini una visione unilaterale degli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale.

Il coro con “Bella ciao” è stato perciò sospeso e non si sa se verrà cantato.

Raffaella Cordeschi, una dei genitori membri del consiglio, spiega: “I genitori che si oppongono sostengono che “Bella ciao” è il simbolo di una parte politica e che la politica non deve entrare in questa celebrazione. Abbiamo cercato di spiegare che, al contrario, si tratta di un testo ormai patrimonio storico comune, calzante visto che il tutto si tiene in uno dei quartieri simbolo della resistenza al nazi-fascismo”.

Un’altra consigliera, Camilla Buitoni, osserva: “Mi stupisce proprio perché la stragrande maggioranza della comunità dei genitori è a favore della canzone e la scuola Franchetti è una splendida comunità aperta, plurale, progressista e libera”.

I precedenti

Non è la prima volta che il canto partigiano è messo sotto inchiesta. Nel 2010 gli alunni della scuola media Gioacchino Belli furono rimproverati perché non autorizzati a cantare “Bella Ciao” durante un’iniziativa musicale al Ministero dell’Istruzione.

Un gruppo di alunni del coro della scuola cominciò a cantare “Bella Ciao”, spontaneamente e senza preavviso. Un fuori programma che colse di sorpresa il pubblico, formato da genitori, docenti e funzionari ministeriali.

Nel 2017, su La Repubblica, la docente Rosaria Valente, denunciò l’impossibilità a proporre il canto in una recita: “Insegno in una scuola primaria, stiamo allestendo uno spettacolo sulla Costituzione, ripercorrendo la storia d’Italia. Le famiglie hanno contestato la presenza di “Bella Ciao”, sostenendo che è un canto “rosso” e che, per par condicio, avremmo dovuto inserire anche “Faccetta nera”.

Redazione

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