È una parola vecchiotta, ormai quasi in disuso, che richiama alla memoria un tempo antico in cui i bambini e gli adolescenti – in estate – partivano in vacanza al mare o in montagna, grazie all’opera di associazioni ed enti locali: chi non ricorda la colonia estiva, che riuniva ragazzini di varia provenienza e ceto sociale offrendo loro un periodo di svago all’aria aperta? Bene, se la parola in sé è oramai desueta, l’idea di offrire pacchetti vacanza a contatto con la natura riservati ai più piccoli è ancora vivace e praticata dappertutto. Anche in Germania, da dove, però, arrivano notizie allarmanti.
In questi giorni il settimanale tedesco Die Zeit dà, infatti, notizia che l’associazione berlinese Empoca ha organizzato un campo estivo – una colonia, insomma – per bambini e adolescenti. Fin qui, niente di speciale, se non fosse che l’iniziativa è riservata solo ed esclusivamente a ragazzi dagli 8 ai 16 anni….di colore. In realtà, proprio nella home page del sito dell’associazione tedesca, è scritto senza mezzi termini che EMPOCA è l’unica organizzazione in Europa che mette in contatto i bambini e gli adolescenti di colore con la natura. Nella presentazione della sua mission, Empoca utilizza a più riprese la parola “neri”, come quando dichiara che “La nostra missione è raggiungere molti bambini e giovani neri che amano la natura e che possono riposarsi e rilassarsi in sicurezza”. E qui, com’era prevedibile, nasce un polverone nazionale, una polemica che gonfia soprattutto dopo la pubblicazione da parte del noto settimanale Der Spiegel di un’intervista al fondatore di Empoca, intitolata “Niente bianchi, se possibile”.
Immaginate un po’ voi la risposta social: valanghe di insulti e contumelie all’indirizzo dell’associazione berlinese, accusata di discriminazione e razzismo, riferimenti all’apartheid sudafricana o alla segregazione razziale negli Stati Uniti e tutto l’armamentario degli odiatori, che sono uguali in tutto il mondo, anche in Germania.
Dal canto suo, seraficamente, il fondatore dell’associazione Empoca si difende dichiarando che la stampa tedesca ha focalizzato l’attenzione soltanto sull’esclusione dei bianchi, dimenticando le centinaia di atti di violenza e micro aggressioni fisiche e psicologiche che subiscono quotidianamente le persone di colore in Germania.
L’obiettivo di fondo dell’associazione è, dunque, quello di offrire ai giovani di colore dei momenti di relax in cui non si sentano soli in una comunità di bianchi, esposti spesso allo scherno, ai soprusi e alle angherie.
Auto segregazionismo come arma di difesa? Mah, dubitiamo che possa essere una soluzione condivisibile. Una scelta del genere, al contrario, rischia a nostro avviso di allargare la frattura, di interrompere i canali comunicativi. E questo non dà mai buoni frutti.
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