E’ stato approvato dal Senato il nuovo testo sul decreto scuola. Testo che, seppur ricalchi nei punti salienti gli emendamenti approvati dalla Commissione Cultura e Istruzione, all’ultimo momento ha lasciato fuori alcuni temi in favore dei precari della scuola. Due su tutti sono il bonus precari da 300 euro e il concorso riservato per gli specializzati sul sostegno.
Bonus 300 per i precari: doccia fredda in extremis
Partiamo con l’emendamento che prevedeva l’estensione della carta del docente anche ai precari con incarico annuale o fino al 30 giugno: dopo essere stato approvato in Commissione Cultura e Istruzione al Senato, la Ragioneria di Stato ha posto i paletti: non ci sarebbe la copertura finanziaria per permettere il bonus per i precari. L’emendamento prevedeva 40 milioni di euro per finanziare l’operazione, ma all’ultimo momento è saltato tutto nonostante non si trattasse di un investimento portentoso.
E’ stato il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe De Cristofaro, in diretta su Tecnica della Scuola Live, a spiegare che il provvedimento è saltato solo per il no della Ragioneria di Stato, “ma la volontà politica esiste da parte nostra. Ecco perché proveremo a riproporlo all’interno del Decreto Rilancio”.
Concorso riservato per gli specializzati sul sostegno: niente da fare
Ma il bonus 300 per i precari non è l’unico emendamento saltato, a causa della mancanza di coperture economiche e che verrà riproposto all’interno del decreto rilancio: infatti, era già saltato l’emendamento Angrisani relativo al concorso per titoli e una prova orale riservato agli specializzati sul sostegno. Procedura che avrebbe potuto avviare una stabilizzazione dei precari.
La stessa relatrice in Commissione, Luisa Angrisani, ha spiegato come sono andate le cose: “Tra gli emendamenti approvati con i nostri voti in Commissione Istruzione c’è quello che autorizza il Ministero dell’Istruzione a bandire i concorsi per i docenti specializzati in TFA sostegno. Chi conosce il mondo della scuola sa che la copertura annuale dei ruoli sul sostegno rappresenta, ogni anno scolastico, una particolare area di criticità. Purtroppo il parere negativo della Ragioneria dello Stato non ci consente di procedere all’inserimento di questa norma nel testo finale su cui l’Aula voterà la fiducia. La sovrapposizione di tante misure economiche non rende possibile, in questa fase, sostenere le adeguate coperture economiche”.
E ancora: “I tempi strettissimi legati all’approvazione del Decreto Scuola non ci consentono di intervenire ulteriormente. Ma, ve lo garantiamo, questo non significa che questa norma cada nel dimenticatoio. Ci impegniamo a reinserirla già nel primo provvedimento utile, proveremo a farlo già nel Decreto Rilancio, garantendo una procedura stabile nel tempo e con la possibilità di inserimenti e di aggiornamento dei punteggi con cadenza biennale”.
Anche in questo caso, si parla del Decreto rilancio come possibilità per far approvare una norma che andrebbe a favore del precariato di sostegno e ad incidere sulle tantissime cattedre vuote che si presentano ogni anno.
Ultima chiamata: decreto rilancio
Senza contare che, anche gli Ata internalizzati a tempo parziale speravano in una misura che potesse garantire una integrazione allo stipendio attuale che spesso non supera neppure i 500 euro mensili. Ma è saltato tutto per gli stessi motivi, a quanto risulta. Eppure anche in questo caso si trattava di circa 2 milioni di euro per la misura.
Adesso, quindi occhi puntati sul Decreto rilancio, che proprio in queste ore sta superando la fase iniziale dell’iter parlamentare e che quindi si sta trasformando come l’ultima spiaggia per i precari.
Certo, a ben vedere, come abbiamo già riportato in un altro articolo, la situazione non sembra molto incoraggiante per il funzionamento della scuola in generale, perché, se non si riesce a trovare una manciata di milioni oggi, come sarà possibile mettere insieme le risorse indispensabili per riaprire le scuole a settembre?