Rimane decisamente tiepida la risposta del Governo e del ministero dell’Istruzione alla necessità di formare delle classi numericamente ridotte in vista del ritorno in classe a settembre, così da garantire il distanziamento. Tra coloro che stanno protestando con maggiore veemenza figurano i sindacati e i politici all’opposizione. Ma anche deputati e senatori della stessa maggioranza che, anche su spinte del proprio territorio, chiedono chiarimenti a chi gestisce l’Istruzione in Italia.
Dagli uffici scolastici niente “sconti”, anzi…
Soprattutto perché, come abbiamo già rilevato, ci sono alcuni dirigenti degli Ust che si stanno addirittura mostrando più rigidi che in passato. Non considerando, almeno per ora, l’emergenza Covid-19.
Ad oggi, si applica, ad esempio, l’indicazione del ministero di non formare alle superiori classi intermedie con meno di 22 studenti.
Poi ci sono le norme sulle formazioni di classi iniziali, i cui parametri minimi vengono considerati dei vincoli indispensabili: 18 alunni all’infanzia, 15 alla primaria, 18 alle medie e 27 alle superiori. Solo in presenza di alunni disabili si possono ridurre.
Ci sarebbero anche i “tetti”: 29 allievi all’infanzia, 27 alla primaria, 28 alle medie e 30 alle superiori. E su questi, invece, l’amministrazione applica diverse eccezioni. Come a Roma, dove l’Ufficio scolastico ha fuso due classi intermedie dello stesso anno, rispettivamente da 18 e 16 alunni ciascuna, creandone una sola da 34 studenti.
Le Marche non ci stanno
Il 15 maggio l’assessore regionale delle Marche, Loretta Bravi, ha fatto sapere di avere scritto alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, per denunciare le criticità nella formazione delle classi in diverse province.
Al liceo Scientifico Luciano Laurana di Urbino, ha scritto Bravi, vi sarebbe l’intenzione di formare una classe con “32 ragazzi, tra cui un portatore di handicap”. E il “Liceo classico, della stessa città, rischia di avere una prima con 33 alunni e dunque studenti da reindirizzare”.
Nei giorni seguenti è scoppiato il caso del liceo Classico di Montalto, dove non è stata formata una classe perché gli alunni erano solo 18.
La sottosegretaria Morani: garantire il distanziamento
Alessia Morani, sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo economico, si è rivolta direttamente alla collega di governo Anna Ascani, vice-ministra all’Istruzione, appellandosi alla “sua sensibilità nei confronti dei nostri territori”.
“Non c’è solo il caso del Liceo di Montalto – ha detto Morani -. Nelle Marche ci sono criticità in tutte e cinque le province: ci sono classi con più di 24 ragazzi in presenza di alunni con disabilità; c’è la necessità di mantenere o formare classi nelle zone montane nel rispetto dei parametri di legge anche al fine di contrastare la dispersione scolastica; c’è bisogno di sdoppiare classi con 28/31 alunni, anche alla luce delle misure per il distanziamento sociale“.
Il contagio da Coronavirus ha aggravato disagi che già erano derivanti dal post-terremoto: nelle zone del cratere occorre mantenere o formare classi anche in presenza di un numero esiguo di alunni. “I un territorio già gravemente colpito dal sisma – ha detto Morani – è necessario avere classi a tempo pieno al fine consentire alle famiglie di poter lavorare, anche alla luce della grave situazione economica causata dall’emergenza sanitaria. Sono certa che la vice ministra Ascani raccoglierà questo appello”.
Ascani (Pd): garantiremo alle scuole ciò di cui hanno bisogno
Immediata è giunta la risposta dell’esponente dem: “Stiamo lavorando – ha replicato Ascani – per un regolare avvio dell’anno scolastico su tutto il territorio nazionale, consapevoli del fatto che la ripartenza a settembre sarà più complicata del solito. Ma il nostro obiettivo è non lasciare indietro nessuno e per questo saranno valutate le situazioni che riguardano i singoli contesti. Questo vale anche per le Marche, una Regione che è stata messa a dura prova dai terremoti degli scorsi anni: siamo impegnati a garantire agli istituti scolastici tutte le risorse professionali, e non solo, di cui hanno bisogno, per assicurare a ogni alunno il diritto allo studio e la migliore formazione possibile”.
Basterà il mantenimento dell’organico?
La vice-ministra all’Istruzione ha tenuto a dire che l’amministrazione è riuscita “a ottenere invariata la dotazione in organico (dei docenti ndr) dello scorso anno, nonostante il calo degli studenti, anche in considerazione della situazione contingente del nuovo anno scolastico, che partirà condizionato dalle misure di sicurezza che dovremo prendere per convivere con il virus”.
Ascani ha ricordato che “c’è stato, nella scorsa legge di bilancio, uno spostamento di una piccola quota di posti comuni in fatto ai posti di diritto del sostegno, ma proprio in sede di organico di fatto, così come avviene ogni anno, potranno essere rivalutate le situazioni puntuali, considerando anche le risorse aggiuntive che il governo ha stanziato nel Decreto Rilancio proprio in vista della ripartenza”.