Lo stabilisce il decreto Brunetta del 2009 che però finora non è mai stato applicato.
Ma quando prenderà avvio la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del compato scuola? Certamente non prima della prossima primavera, per almeno due motivi: il primo è che le risorse necessarie devono essere stanziate dalla legge di stabilità; il secondo è che il Governo ha già fatto capire che non ci sarà nessun rinnovo contrattuale se prima non verrà affrontata e risolta la questione della riduzione delle aree (adesso sono 11, ma vanno ridotte a 4, secondo quanto previsto dagli articoli 41 e 42 del decreto 150/2009, il cosiddeto “decreto Brunetta”).
La vicenda dura da anni e già nel gennaio 2012 l’Aran così scriveva: “Nonostante l’atto d’indirizzo per lo specifico Accordo quadro di definizione dei nuovi quattro comparti di contrattazione risalga a quasi due anni fa [adesso sono 6, ndr] le trattative sono state tutt’altro che intense, poiché fortemente condizionate dalla scarsa volontà di tutte le Confederazioni a pervenire alla sottoscrizione dello stesso”.
Il problema è che il nuovo modello contrattuale trascina con sè anche la questione della rappresentatività delle diverse sigle sindacali. A causa dell’accorpamento delle aree diversi sindacati minori rischiano di perdere peso nei comparti in cui sono ora presenti. Anche nella scuola potrebbero esserci rivolgimenti di una certa importanza: in futuro, infatti, i confini fra il comparto scuola e quello di Università, ricerca e Afam potrebbero essere diversi da quelli attuali, in quanto il progetto prevede la creazione di un’area della conoscenza (docenti scuole statali e Afam e ricercatori), mentre tutto il personale amministrativo e ausiliario confuirebbe tutto nel comparto pubblico impiego. In pratica il rapporto di lavoro di collaboratori scolastici e personale amministrativo non sarà più regolato dal contratto scuola.
Uno dei sindacati che potrebbe subire conseguenze di questa nuova sistemazione è l’USB che ora è rappresentativo nel comparto università ma che difficilmente riuscirebbe a mantenere la stessa posizione nel nuovo comparto della conoscenza. Sotto questo profilo poco o nulla cambierebbe per i tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil che – alla resa dei conti – potrebbe anche dare il via libera all’operazione di revisione delle aree e consentire l’avvio della tornata contrattuale.
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