L’autunno sta ormai terminando, fra pochi giorni la legge di stabilità sarà approvata e sul tema del contratto nazionale del comparto scuola non è accaduto nulla di significativo.
Le premesse ci sono ormai tutte: quasi certamente anche il 2015/2016 passerà senza che il contratto di lavoro di più di 800mila dipendenti venga rinnovato.
I sindacati avevano promesso un autunno caldissimo e una opposizione intransigente alla applicazione della legge 107; qualcuno avevano anche preannunciato “un vietnam in ogni scuola”.
In realtà le cose sono andate molto diversamente: nella maggior parte delle scuole i comitati di valutazione sono stati formati e le richiesta sindacale di demandare alla contrattazione di istituto ogni decisione sulla distribuzione del fondo per il merito non sembra essere stata accolta neppure nelle scuole dove i dirigenti scolastici appartengono a quegi stessi sindacati che sostengono la proposta.
Continua il lavoro del Comitato a sostegno della LIP scuola, ma va anche detto che referendum abrogativo di alcuni articoli della legge 107, se sarà dichiarato ammissibie , si farà comunque nella primavera del 2017 e cioè dopo due anni di “buona scuola”.
Persino sugli albi territoriali i sindacati non riescono a ottenere qualche risultato, visto che il Ministero ha già fatto sapere che, se sarà necessario, il contratto sulla mobilità verrà sostituito da un atto unilaterale di cui tutti dovranno semplicemente prendere atto.
Agli annunci di qualche mese dei sindacati fa non ha dunque fatto seguito nessuna azione concreta di contrasto; il poco che si è visto è stato messo in piedi dai sindacati di base che speravano forse che lo sciopero del 13 dicembre ottenesse un successo più ampio.
I sindacati del comparto, per parte loro, si sono limitati ad organizzare una manifestazione nazionale del pubblico impiego e non sono neppure riusciti a porre al Governoa una domanda molto semplice: “Il piano di assunzioni non è andato come si pensava e per questo motivo al termine dell’intera operazione avanzeranno un bel po’ di soldi (da 400 a 700 milioni di euro); che fine faranno questi risparmi?”.