Attualità

Niente Dante per alunni musulmani, la docente rientra in servizio: forse riceverà solo un richiamo

Lo scorso maggio è esploso il caso di una classe di una scuola media di Treviso in cui alcune famiglie di religione musulmana hanno chiesto e ottenuto ad una insegnante di lettere che i figli non studiassero la Divina Commedia di Dante Alighieri.

La vicenda si è chiusa?

Da qui, poi, un putiferio: nella scuola è stata fatta anche un’ispezione ministeriale. Come riporta Il Gazzettino, a più di un mese dai fatti, la professoressa in questione, 63 anni, è tornata in servizio dopo essere finita al centro di un procedimento disciplinare.

L’Ufficio Scolastico ha scelto di non usare la mano pesante. Si pensa che la vicenda possa definitivamente chiudersi con un semplice richiamo.

Il ministero per l’Istruzione e il Merito ha spiegato che dall’indagine degli ispettori “è emersa l’estemporaneità dell’iniziativa della docente non concordata né con il Dirigente scolastico né con il Consiglio di classe e non coerente con la programmazione che la stessa docente ha presentato relativamente alla sua materia”.

Lo stesso dicastero bianco aveva specificato che, alla luce delle risultanze dell’indagine degli ispettori, “l’Ufficio scolastico provinciale avvierà un apposito procedimento, facendo opportune valutazioni su eventuali provvedimenti disciplinari” da comminare nei confronti della docente.

Valditara: la docente ha sbagliato

Valditara non ha avuto dubbi: a Treviso la docente non doveva esentare i due alunni dalla conoscenza della Divina Commedia. Perché la conoscenza della lingua italiana è un dovere che la Scuola deve assolvere sempre e comunque.

“Chi arriva nel nostro Paese e si iscrive nelle nostre scuole – ha detto il Ministro – deve acquisire una conoscenza adeguata della lingua italiana. Abbiamo la necessità, oltre che la volontà, di includere”.

Quindi il titolare del Mim precisa che “dobbiamo essere consapevoli e rendere consapevoli tutti che la nostra società non si fonda solo su diritti ma anche su doveri. Se non si conosce bene la nostra lingua non si può conoscere la nostra cultura e non si possono apprendere le regole del nostro vivere civile”.

“Credo che insegnare a tutti i ragazzi i ‘giganti’ della nostra cultura li renda veramente liberi. Mentre – conclude il ministro – è una scuola conformista quella che assume solo il punto di vista degli altri e non il nostro, non è una scuola libera e nemmeno costituzionale”.

Redazione

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