Le scuole italiane sempre più alle corde: in diversi casi la mancata assegnazione dei fondi statali per il funzionamento ordinario sta costringendo le direzioni a chiedere ai genitori degli studenti un sostegno economico. A volte anche materiale, attraverso il rifacimento di soffitti e pareti di classi e corridoi o la pulitura di giardini.
Un istituto comprensivo, composto da primaria e medie inferiori, situato a Bruino, vicino Torino, ha avviato addirittura una ‘Class action’ contro il ministero dell’Istruzione che da cinque anni (tranne l’invio di qualche forfait, come i 60 milioni di euro, circa 5.000 a scuola, giunti nel 2009) non finanzia le scuole: l’iniziativa, la prima di questo genere, è stata promossa da 210 genitori intenzionati in questo modo a salvaguardare la gratuità della scuola pubblica prevista dalla Costituzione italiana.
La ‘Class action’ – sostenuta dalla Flc-Cgil torinese, che ha supportato l’iniziativa dal punto di vista organizzativo e legale – è giunta dopo che ai genitori è sto chiesto di raddoppiare (da 25 a 50 euro) il contributo per acquistare materiale didattico, ma anche gessetti per scrivere alla lavagna, cartucce, toner, carta e sapone. Tutto materiale che, almeno nella scuola dell’obbligo, gli istituti fino a qualche anno fa provvedevano ad acquistare all’occorrenza senza problemi. Altri tempi. Per mantenere il servizio scolastico pubblico, oggi alle famiglie si chiedono contributi. Ma qualcuna comincia a puntare i piedi.