Otto alunni di una seconda classe di un Istituto di istruzione secondaria di primo grado, nel leccese, sono stati esclusi dal viaggio di istruzione (ma che ci si ostina a chiamare “gita scolastica”) per motivi legati alla condotta.
E la dirigente, che ha bloccato i ragazzi, interpellata dalla stampa, spiega, di fronte alla protesta dei genitori in armi per la presunta discriminazione nei confronti dei loro figli: “Perché i genitori degli altri ragazzi si sono lamentati: ci tenevano che la gita si facesse. La vivacità di un ragazzino non è mai motivo di punizione, non potrebbe esserlo. Ma in questo caso parliamo di alunni completamente allo sbando, per i quali abbiamo più volte richiamato i genitori: non possono pretendere che sia la scuola a supplire a una educazione che si impara, principalmente, fra le mura di casa. Questi ragazzini non sono soltanto indisciplinati oltre ogni livello accettabile: non hanno desideri, non hanno prospettive. E la scuola ha pochi, pochissimi strumenti per arginare questa deriva. La gita in questione era per conoscere gli sport acquatici. E i nostri docenti hanno avvisato i ragazzi in ogni modo che quel genere di comportamento avrebbe portato a delle conseguenze. E ora nessuno può metterli sotto accusa per avere rifiutato di accompagnare al mare alunni che tengono comportamenti al limite della delinquenza minorile, mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti”.
La dirigente aggiunge pure che i prof non sono pagati per questa attività supplementare e che non sono nemmeno obbligati ad accompagnare gli alunni durante le gite scolastiche e dunque se si prestano lo fanno per non deludere le aspettative dei loro alunni e per spirito di servizio.
Tuttavia, considerato che quelle più comunemente chiamate “gite scolastiche”, in realtà sono “viaggi di istruzione”, nel senso che sono delle vere e proprie attività didattiche, a rigore dalla loro partecipazione non si potrebbe escludere nessun alunno, proprio perché assumono, a tutti gli effetti, una sorta di integrazione alla didattica giornaliera. E dunque, estromettendo qualcuno dalla gita, equivarrebbe a lasciarlo fuori dal comune dialogo educativo che si svolge in classe.