La vicenda delle gite scolastiche e di altre attività bloccate “a causa” della presenza in classe di una alunna disabile è allarmante e c’è solo da augurarsi che venga ridimensionata nelle prossime ore.
In sintesi si tratta di questo.
In una classe dell’istituto tecnico “Steiner” di Milano alcune attività extrascolastiche (corsi di pattinaggio e di equitazione) e visite didattiche non potranno svolgersi perché il consiglio di classe avrebbe deciso di non aderire per non mettere in difficoltà un’alunna disabile della classe stessa.
A diversi genitori la faccenda non è piaciuta tanto che hanno iniziato a inviare messaggi di protesta nella mailing list della scuola, alzando anche un po’ i toni. Qualcuno avrebbe scritto espressamente che “ci sono i diritti dei disabili ma anche quelli degli studenti normali”; pare che non sia neppure mancato il “suggerimento” indirizzata alla famiglia della studentessa disabile di iscrivere la figlia in una scuola speciale (“come avviene in tutta Europa”, ha aggiunto qualche genitore).
La vicenda è davvero preoccupante e dovrebbe far riflettere a fondo.
La scuola non può e non deve rinunciare ad essere accogliente ed inclusiva nei confronti di tutti, non solo per evidenti ragioni etiche ma anche perché questa “mission” è prevista esplicitamente dalle leggi dello Stato.
Ma va anche detto a chiare lettere che la scuola non può essere considerata una “enclave” autonoma. Se la pratica dell’inclusione resta ad esclusivo appannaggio del sistema scolastico, non si rende un buon servizio né ai disabili né a tutti gli altri studenti.
L’inclusione deve essere un modello sociale e culturale condiviso dall’intera comunità in cui la scuola è inserita.
I docenti dello “Steiner” di Milano, non volendo alimentare polemiche, parlano di “incomprensioni” e “disguidi organizzativi”, ma forse per una volta tanto bisognerebbe anche chiamare le cose con il loro nome; se davvero le cose stanno come appaiono in questo momento bisogna dire che se 5, 10 o più famiglie non sono d’accordo con le pratiche inclusive lo dicano e portino i loro figli in un’altra scuola, magari privata.
La scuola statale deve funzionare nel rispetto delle leggi dello Stato e dei valori costituzionali.
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