Le regole sono regole. Anche se a volte i presidi esagerano. Così si puniscono gli studenti con i jeans strappati e i piercing. Anche loro esagerano.
A tal proposito, su Il Fatto Quotidiano si parla del liceo scientifico “Scacchi” di Bari dove il preside Giovanni Magistrale nei giorni scorsi ha preso carta e penna e riempito tre fogli di obblighi e divieti rivolti a docenti, ragazzi e collaboratori scolastici. Qualche esempio: il perentorio invito a non usare i corridoi della scuola come se fossero il centro della città: tra le attività di questa scuola non è previsto il passeggio nei corridoi: “lo Scacchi non è Via Sparano”!
“Non è consentito passeggiare per i corridoi e ancor meno per i piani diversi da quello della propria classe, neanche per rifornirsi di cibi e vivande: occorre servirsi dei distributori collocati al proprio piano, segnalare eventuali carenze ma non andare in giro alla ricerca di merende o bevande di proprio gusto: la scuola non è un supermercato”, rincara la dose il dirigente dell’istituto barese.
Ma non solo Bari. Infatti, anche a Rimini la preside del “Belluzzi – da Vinci”, ha intrapreso una battaglia contro la moda dei ragazzi. Addio quindi a pantaloni corti, jeans con i buchi e magliette stracciate, canotte, cappellini e berrette, ciabatte e infradito. Per questo anno scolastico le nuove regole prevedono una nota o un richiamo scritto – dopo tre infrazioni – per chi si presenterà in abbigliamento“non consono all’ambiente”.
Ma anche i ritardi costeranno cari agli studenti. Specie a quelli dell’istituto comprensivo di Terralba, che hanno ricevuto dal preside una comunicazione per le famiglie in cui si spiega che d’ora in poi “oltre il sesto ritardo ingiustificato, gli allievi dovranno fermarsi a scuola per i minuti accumulati di ritardo, dopo il suono della campanella”. Una regola che vale anche per la mensa: “Chi rinuncia al pasto della mensa per sei volte, nell’arco dell’anno, sarà escluso dal servizio”.
Su Il Fatto Quotidiano si ripercorrono altre vicende passate, di presidi che emanavano circolari “punitive” contro gonne corte e jeans larghi e strappati.
Fra questi, si ricorda il dress code del liceo “Righi” di Roma, la circolare 323 firmata dalla preside Monica Galloni:
“A beneficio di tutti si ricorda che l’importanza del dress code non è avvertita come esigenza pressante solo al momento di entrare in discoteche, pub, club, feste private o affini ma anche – anzi, soprattutto – al momento di frequentare quel diverso (ed assai più importante) tipo di locali, anche noti come locali scolastici”. Una premessa che segue ad una serie di esempi molto espliciti: “A titolo meramente esemplificativo: a scuola le infradito non sono eleganti. In spiaggia, magari, sì. A scuola una minigonna non è elegante. In discoteca, magari, sì. A scuola, un pantalone corto(con eventuali peli sulle gambe, di varia lunghezza, annessi) non è elegante. E non lo è da nessun’altra parte. A scuola, far vedere le ascelle non è elegante. Dal dottore, magari, sì. A scuola, mostrare le proprie mutande mentre si cammina per i corridoi non è elegante. Se si dovesse diventare testimonial di qualcuno, magari, sì”.
E alla fine della circolare la preside con tanto di “saluti calorosi” spiega: “Mi permetto di prevenire qualsiasi possibile istanza avente ad oggetto la pretesa percezione di temperature subsaharianeche potrebbero, nell’ottica di qualcuno, fungere da giustificazione a scelte di abbigliamento più adatte ad una spiaggia che non ad una scuola. Abbiamo la fortuna di vivere in una zona del mondo beneficiata dal così detto clima temperato mediterraneo: senza entrare nello specifico, estati secche ed inverni miti. C’è di peggio. Qualora doveste mai frequentare scuole situate in zone di clima equatoriale, ne potremo riparlare. Al momento, no”.
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