E ha poi proseguito: “Scuole aperte, ricche di offerta formativa non solo un piano strategico, ma anche delle risorse in più”.
Tranquillizzante invece appaiono le sue dichiarazioni relative all’abbassamento da 5 a 4 anni alle superiori: “Credo che il tema del liceo di quattro anni, che è collegato a quello dell’ingresso più precoce dei nostri ragazzi nel mondo della scuola o del lavoro, debba essere inserito in una profonda rivisitazione del secondo ciclo, quindi scuola media, o come si dice adesso scuola secondaria inferiore, più scuola superiore”.
“Il liceo a 4 anni è una sperimentazione esistente. Io doverosamente la sto portando avanti perché se inizi una sperimentazione e vuoi vedere come funziona bisogna completarla”. “Per accelerare il processo che porta alla fine degli studi fare solo il tentativo di tagliare un anno del liceo senza rimodulare gli ordinamenti didattici mi sembra che non sia la strada giusta. Ci ripenserò più avanti. Intanto dobbiamo aspettare che termini la sperimentazione che al momento riguarda poche scuole, solo sei in tutta Italia”.
Sicuramente alcuni osservatori segnalano che queste parole rassicuranti della ministra Giannini, pronunciate nel corso dell’intervista al Quotidiano nazionale, possano subire il condizionamento della campagna elettorale; e infatti, alla domanda precisa di Repubblica, se non fosse inopportuno girare l’Italia come ministro per pubblicizzare i candidati di Scelta Civica, Giannini ha detto: “No. Bisogna distinguere atti, funzioni e obiettivi”.
Mentre sui motivi per cui si faccia accompagnare da loro, ha risposto: “Mi accompagnano , ma non ovunque, colleghi parlamentari, certo. E poi io credo che sarebbe scorretto un evento elettorale nelle scuole solo se io fossi titolare di un altro ministero. Se il ministro dell’Istruzione va negli istituti scolastici è perché il politico deve assumersi le sue responsabilità. È utile uscire dal Palazzo ed entrare nelle aule”.
E a proposito degli alti livelli di dispersione in Campania, come la scuola di Scampia, ha detto: “Sono realtà in cui le scuole oltre che avere il ruolo di formatore primario hanno anche ruoli suppletivi. E se il dato sulla dispersione è ancora alto, il fenomeno è comunque in decrescita. Certo c’è un problema strutturale che allontana l’obiettivo di avere scuole accoglienti. Ma il problema dell’edilizia non si risolve in due anni”.
“Io non posso promettere miracoli”, dice ancora la ministra, “Ma sulla scuola c’è un impegno politico prioritario da parte del governo. Ci sono finanziamenti e interventi programmati”.
Diverso invece il problema relativo al precariato: “Non facciamoci illusioni: non è possibile stabilizzare rapidamente 170 mila precari. Noi, intanto, daremo continuità ai concorsi. Ne bandisco uno per il 2015”.
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