Mentre l’Italia si divide sull’utilità didattica del telefono cellulare scuola, con l’ex ministra Valeria Fedeli che per mesi ha cercato di dimostrarne la valenza, e diversi accademici, come il professor Ernesto Galli Della Loggia convinti del contrario, perché lo smartphone “offende i docenti e distrae gli alunni”, oltreconfine si passa ai fatti.
In Francia, in particolare, la promessa elettorale del presidente francese Emmanuel Macron di vietare il telefono cellulare si è tramutata in una proposta di legge del partito di maggioranza La République En Marche.
Per il governo serviva un “segnale alla società”. Ed è giunto in tempi rapidissimi, considerando quelli legislativi.
Il documento – che introduce un “divieto effettivo” dei telefoni cellulari – è giunto il 7 maggio all’esame dell’Assemblea Nazionale di Parigi, per una possibile sua adozione già dal prossimo mese di settembre.
Ed ha subito ricevuto il via libera. Hanno votato a favore LREM e centristi del MoDem e UDI, tutti gli altri gruppi parlamentari hanno denunciato una proposta “inutile”, un “imbroglio”, un'”operazione pubblicitaria”.
Tra la popolazione francese il provvedimento è molto sentito, visto che il 93% dei ragazzi transalpini tra i 12 e i 17 anni possiede un telefono cellulare. Il provvedimento tutti gli studenti.
Attualmente, metà delle scuole francesi ha comunque già vietato l’uso del cellulare nel regolamento interno, in alcuni casi, in tutta l’area scolastica, in altri soltanto in classe.
Inoltre, secondo il codice dell’Educazione, telefonare durante le lezioni è vietato ovunque già dal 2010. La nuova legge verrebbe dunque a colmare il vuoto in quei casi in cui non c’è uno specifico regolamento interno.
Lo scorso settembre scorso, il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, citò ad esempio le riunioni del consiglio dei ministri all’Eliseo, da cui i telefoni cellulari sono stati banditi, con l’obbligo per i ministri di lasciarli in un apposito scaffale all’ingresso.
In Italia, invece, rimane in piedi l’incertezza: nelle prossime settimane, sarà interessante capire quale sarà la posizione del nuovo Governo e, soprattutto, del neo ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.
Tra i docenti, comunque, prevale molto scetticismo. Come tra le famiglie: il pericolo è quello di legalizzare uno strumento in aula, sul quale il corpo insegnante difficilmente potrà verificarne la bontà d’utilizzo.
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