“La questione meritocratica e quella dell’inclusione vanno di pari passo. Chi contrappone l’una all’altra è meglio che torni a scuola”.
Così si è espressa la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, commentando a Catanzaro (nel corso di un incontro sul tema “La sfida della comunità educante in Calabria”) le reazioni ai dati positivi dell’Ocse sulla scuola italiana, soprattutto sul fronte dell’inclusione alle superiori, apparse il giorno dopo sulla stampa.
“Trovo impensabile leggere sui giornali titoli che mettono in contrapposizione la scuola del merito con la scuola dell’opportunità e dell’uguaglianza“, ha continuato Fedeli.
Commentando sempre dei dati Ocse sul nostro Paese, la titolare del dicastero di Viale Trastevere ha tenuto a dire che “oggi dovrebbe essere una bella giornata. Abbiamo recuperato e per questo siamo molto attenti all’inclusione scolastica“.
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“Si deve intervenire in maniera concreta, comunque – ha aggiunto – per prevenire la dispersione scolastica. Al contempo occorre puntare sulla qualità dei docenti e sui progetti educativi, ponendo una grande attenzione a tutto ciò che riguarda il sistema scuola, sia quello interno che quello esterno”.
Parlando del personale, la responsabile del Miur ha spiegato che “bisogna dare maggiore valore, anche riconoscendo loro un maggior valore economico, a tutte le figure che orbitano intorno e dentro la scuola. Non è pensabile realizzare nessun obiettivo se non si parte da questo”. Il riferimento del ministro è chiaramente allo stipendio del personale della scuola che, alla pari di quello di quasi tutti i dipendenti pubblici, è fermo da oltre sette anni.
“La cosa più drammatica – ha aggiunto il ministro – è che sui temi della scuola ci si divida a livello partitico perché ne deriva un conflitto che si ripercuote sui giovani e sul loro futuro. Il confronto sulle tematiche dell’istruzione è necessario per avere una prospettiva più ampia, è giusto e democratico, ma non deve andare a discapito dei ragazzi che sono il futuro di tutta l’Italia”.
Fedeli ha anche difeso la Legge 107/15: “la scuola italiana sta cambiando e lo sta facendo grazie alla ‘Buona Scuola’. E questo cambiamento – ha aggiunto – sta avvenendo attraverso l’applicazione delle parti migliori e qualificanti della riforma”.
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