Attualità

Niente scuola in presenza nelle zone rosse. Malumori anche in area governativa

Le restrizioni in arrivo con il nuovo Dpcm stanno aprendo non pochi problemi all’interno delle forze di Governo.
E’ nota da tempo la posizione di Italia Viva, molto critica sulle chiusure decise a livello regionale e persino comunale.

Nella giornata di oggi anche i parlamentari del M5S hanno espresso le proprie perplessità sulla decisione di sospendere l’attività didattica in presenza nelle regione rosse.

“E’ impensabile che si sacrifichi ancora una volta la didattica in presenza in una strategia di contenimento dei contagi che però prevede negozi e centri commerciali aperti” dichiara Gianluca Vacca, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura a Montecitorio, che aggiunge: “L’istruzione dei nostri figli non è un’attività che si può ristorare: la dad deve essere l’ultima opzione sul tavolo laddove tutto il resto è già stato chiuso”.

Scuole chiuse nelle aree rosse

“Le varianti del virus hanno comprensibilmente prodotto un inasprimento delle misure sulla scuola nel nuovo Dpcm, prevedendone la chiusura in zona rossa per tutti gli ordini e gradi – prosegue Vacca – e qui l’azione di Governo dovrà dimostrarsi efficace nel prevedere adeguati sostegni, come congedi e bonus baby sitter, per le famiglie. Nelle altre zone, però, chiudere non troverebbe giustificazione, a meno che non si parli di casi molto specifici e circoscritti”. 

“Dal presidente Draghi che ha già detto di voler dare priorità all’istruzione – afferma Vacca – ci aspettiamo che segua il principio per cui le scuole siano le ultime a chiudere e le prime a riaprire durante questa pandemia”.

“Tale principio – conclude il deputato pentastellato, in accordo con la posizione di Gabriele Toccafondi di Italia Viva – dovrà essere rispettato anche a livello locale e regionale: strategie in contrasto con quanto stabilito a livello nazionale, come quelle a cui abbiamo assistito in questi mesi, non fanno altro che danneggiare doppiamente gli studenti, aumentando le disuguaglianze”.

Reginaldo Palermo

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