Diventa un caso nazionale la vicenda della scuola di Adro – il nuovo Polo scolastico pubblico “Gianfranco Miglio”, in provincia di Brescia – dove le vetrate esterne (ma sembra anche i banchi, i zerbini, i cestini, i muri e i tetti) sono contrassegnate dal simbolo leghista Da una parte vi sono i difensori dell’iniziativa, in prevalenza esponenti della Lega, dall’altra l’opposizione invia accuse in maniera compatta. E non solo: la mattina del 18 settembre il popolo dei ‘no’ ha deciso di organizzare un presidio dal titolo “Manifestazione contro l’occupazione della Lega nella scuola pubblica”. Durante l’iniziativa alcune associazioni di docenti e genitori esporranno un tricolore alle finestre.
La manifestazione è stata indetta “per aggregare – hanno spiegato gli organizzatori dell’iniziativa di protesta – tutti coloro che, a prescindere dal colore politico, dinnanzi alle immagini di un edificio scolastico statale decorato con oltre 700 simboli della Lega Nord provano almeno un po’ di sana indignazione e chiedono una rapida rimozione di detti simboli“.
La piazza principale di Adro – paesino guidato da una giunta monocolore del Carroccio con a capo il sindaco Danilo Oscar Lancini, balzato agli onori della cronaca nella primavera scorsa per aver annunciato di lasciare a stomaco vuoto i figli della famiglie non in regola con il pagamento della retta della mensa scolastica – sarà probabilmente piena: hanno aderito, tra gli altri, i sindacati, i partiti della sinistra radicale, il Pd, l’Idv e il Popolo viola. Ma anche la locale lista civica Linfa, (che unisce esponenti di centro-sinistra e centro-destra e che nelle elezioni amministrative del giugno 2009 ha ottenuto il 33.3 % dei voti contro il 61% della Lega) che annuncia che sarà in piazza con la bandiera tricolore.
La piazza principale di Adro – paesino guidato da una giunta monocolore del Carroccio con a capo il sindaco Danilo Oscar Lancini, balzato agli onori della cronaca nella primavera scorsa per aver annunciato di lasciare a stomaco vuoto i figli della famiglie non in regola con il pagamento della retta della mensa scolastica – sarà probabilmente piena: hanno aderito, tra gli altri, i sindacati, i partiti della sinistra radicale, il Pd, l’Idv e il Popolo viola. Ma anche la locale lista civica Linfa, (che unisce esponenti di centro-sinistra e centro-destra e che nelle elezioni amministrative del giugno 2009 ha ottenuto il 33.3 % dei voti contro il 61% della Lega) che annuncia che sarà in piazza con la bandiera tricolore.
Ad Adro ci saranno, quindi, anche esponenti del primo partito d’opposizione: “le scuole italiane – ha detto Francesca Puglisi, responsabile Scuola – sono al collasso, a corto di mezzi e di insegnanti, si fa lezione in aule fatiscenti e sovraffollate e la Lega non ha altra preoccupazione se non quella di colonizzarla con il proprio marchio, nell`indifferenza delle altre forze politiche del Pdl“.
Sulla vicenda ha pesato non poco il dietrofront del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini: dopo aver stigmatizzato il caso, parlando di “un centro folklore, un certo estremismo, che ovviamente io come ministro dell’Istruzione non condivido“, a distanza di poche ore ha deciso di tornare sui suoi passi prendendo le difese del sindaco di Adro soffermandosi sui tanti simboli della sinistra presenti nelle scuole ma da nessuno considerati.
Sulla vicenda ha pesato non poco il dietrofront del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini: dopo aver stigmatizzato il caso, parlando di “un centro folklore, un certo estremismo, che ovviamente io come ministro dell’Istruzione non condivido“, a distanza di poche ore ha deciso di tornare sui suoi passi prendendo le difese del sindaco di Adro soffermandosi sui tanti simboli della sinistra presenti nelle scuole ma da nessuno considerati.
Una signora del paese, Laura Parzani, madre di due bambine iscritte in prima e terza media all’istituto, ha fatto pubblicamente sapere l’intenzione di tenere a casa le figlie “fino a quando non saranno rimossi tutti i simboli della Lega” e se questo non dovesse succedere si è detta disposta a trasferirle nella scuola di un paese vicino. La donna, come tutta l’opposizione, non ha evidentemente creduto alle parole del sindaco, che ha spiegato come il “Sole delle Alpi” fosse “un simbolo di gioia e di allegria, legittimato dalla storia e dalla cultura del Paese“. A non pensarla così è anche “Il fatto quotidiano”, che il 17 settembre ha scritto che il “Sole delle Alpi” “non è un’immagine della cultura locale, ma un vero e proprio marchio di partito, depositato dagli editori della Padania nel 1998 e registrato nel 2001 dall’Ufficio italiano brevetti“.