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Niente tasse fino a 16 anni, ma diversi istituti le chiedono lo stesso

Il legislatore è stato chiaro: per chi va a scuola niente tasse fino a 16 anni e per gli alunni appartenenti a famiglie disagiate. Molti però non conoscono la normativa, risalente al Testo Unico del ’94 e ribadita lo scorso anno dalla legge Bersani (n. 40), secondo cui il contributo è considerato come “un’erogazione liberale a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado”. 
Decisamente grave, però, è che non ne siano al corrente le scuole: diversi istituti all’atto dell’iscrizione chiederebbero infatti del tutto impropriamente il versamento obbligatorio di sostanziosi contributi. A volte si tratta di vere e proprie tasse d’iscrizione che arrivano anche a 110 euro. Altro che pagamenti volontari.

 
La denuncia arriva dall’Adiconsum, dopo che nelle scorse settimane l’associazione di consumatori era stata allertata da diverse famiglie che chiedevano lumi sul cosiddetto “contributo scolastico”, che a seconda delle scuole – fa sapere l’associazione che tutela i consumatori – oscilla mediamente dagli 80 ai 100 euro, da pagare entro il 30 gennaio, scadenza utile per le preiscrizioni negli istituti scolastici di ogni ordine e grado”.
Dalla verifica ha confermato le denunce: attraverso l’esame dei siti internet ufficiali di un po’ di istituti sparsi per la penisola, l’Adiconsum è venuta a conoscenza di “dati sconcertanti: moltissimi istituti non specificano la volontarietà del contributo facendolo passare di fatto come obbligatorio. E’ evidente – continua Adconsum – una non correttezza, se non addirittura in alcuni casi, ingannevolezza dell’informazione comunicata dalle scuole”.
Per l’Adiconsum però in alcuni casi le scuole vanno oltre la mancata correttezza di informazioni: “degli istituti addirittura lo definiscono, arbitrariamente, tassa, inducendone l’obbligo di pagamento. Nei casi più estremi, alcuni istituti precisano addirittura che chi ha diritto all’esonero dalle tasse scolastiche non è però esonerato dal pagamento del contributo scolastico”.
L’associazione a difesa dei consumatori ha anche deciso di rendere note le scuole italiane che sui siti on line non fanno cenno all’esonero dal pagamento delle tasse per gli studenti fino a 16 anni e per quelli appartenenti a famiglie disagiate: nella lista figurano istituti di tutti i tipi e di tutte le zone d’Italia.
Tra quelli che non segnalano la volontarietà del contributi figurano diversi licei, come il King di Favara (Ag), il Zucchi di Monza, il Pascal di Milano, il Righi e il Benedetto da Norcia di Roma, l’Istituto superiore Rocca di Papa (Rm), l’istituto tecnico Colombo di Roma.
Nel novero delle scuole che definiscono il contributo una vera e propria tassa figurano l’istituto Barsanti di Somigliano d’Arco (Na) e l’istituto tecnico Benini di Melegnano. 
L’Adiconsum fa anche l’esempio di tre scuole (l’istituto statale Sanmicheli di Verona, il liceo Fois di Cagliari e il liceo Plinio di Roma) che estenderebbero l’obbligatorietà di versare il contributo spese anche a coloro che sono esonerati.
Sorprende non poco che le scuole non conoscano la Legge Bersani dello scorso anno, nella quale si precisa che il contributo (non la tassa) deve essere finalizzato all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica, all’ampliamento dell’offerta formativa. Lo stesso articolo di legge precisa, inoltre, che può essere detratto dalla dichiarazione dei redditi nella misura del 19%, purché venga versato a mezzo bonifico bancario o bollettino postale.
Già in precedenza, attraverso il T.U. (297/94, articoli 143 e 176) era stato chiarito che non possono essere imposte tasse, né essere richiesti contributi di qualsiasi genere agli studenti in obbligo scolastico. In altre parole, alle famiglie che rientrano nell’obbligo formativo o nelle condizioni di disagio le amministrazioni scolastiche possono chiedere al massimo un contributo volontario.
“Alla luce di queste disposizioni – continua l’Adiconsum – è, quindi, evidente che il contributo scolastico volontario non può essere considerato obbligatorio ai fini dell’iscrizione alla scuola pubblica. E questo comportamento non può essere giustificato dalle difficoltà di bilancio in cui versano molte scuole”.
L’associazione si rivolge quindi al Ministro della pubblica istruzione per delle “precisazioni in merito”, ma anche alle famiglie per ricordargli “che il contributo scolastico richiesto è, per legge, volontario e laddove il contributo sia stato già versato o si intenda versare volontariamente, si consiglia sia di chiedere alla scuola una rendicontazione del suo utilizzo sia di detrarre il contributo versato dalla dichiarazione dei redditi”.
Considerando le tante parti in causa citate dall’Adiconsum (istituti, Ministero della PI, famiglie e studenti) è probabile che nei prossimi giorni assisteremo a repliche e chiarimenti. Intanto, però, le iscrizioni stanno scadendo (giovedì è l’ultimo giorno) e le famiglie nel dubbio dovranno adeguarsi alle richieste delle scuole.
Alessandro Giuliani

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