A quanto pare sta per essere bandito il nuovo concorso, ma la politica sembra dire no a nuove assunzioni, ridimensionando drasticamente il numero delle presidenze con accorpamenti. Scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado confluiranno tutti in istituti comprensivi e le istituzioni scolastiche autonome scompariranno.
In sintesi meno presidenze, meno bisogno di presidi: gli istituti comprensivi, per essere autonomi, dovranno contare almeno mille alunni, che scendono a 500 nelle piccole isole o zone di montagna.
Le scuole con meno di 500 alunni? Esse non potranno avere dirigenti con contratti a tempo indeterminato, ma andranno in reggenza a presidi di altre scuole. Addirittura si vocifera di darle a presidi temporanei, creando il precariato dei presidi.
Ma non andrà meglio agli attuali vicepresidi, cioè a quei docenti che svolgono spesso in tutto e per tutto le funzioni di dirigente, disbrigando i mille problemi organizzativi delle varie scuole. Attualmente le istituzioni scolastiche statali si avvalgono di collaboratori del dirigente scolastico che, per fare le veci del dirigente scolastico, per giunta con un compenso minimo, vengono distaccati dall’insegnamento completamente (esonero) o parzialmente (semiesonero) e sostituiti con docenti a tempi determinato fino al termine delle attività (giugno). Questo istituto dell’esonero e del semiesonero, dunque, garantisce possbilità di lavoro anche ai precari.
Ma la manovra di stabilizzazione varata giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri crea una limitazione nelle possibilità di ottenere l’esonero: la nuova normativa non consentirà di ottenere l’esonero (quindi il vicepreside, sostituito nel collegio docenti da un supplente) per istituzioni scolastiche con un numero di classi inferiore ai limiti stabiliti (80 classi per i circoli didattici, 55 per gli altri istituti). Ciò significa che per circa 1.000 scuole su 10mila non ci sarà più il vicepreside e aumenterà la mole di lavoro del dirigente. Inoltre mille docenti precari non avranno più possibilità di ottenere incarico.
Come si nota sono tempi duri per dirigenti e precari. Anzi tempi duri per tutti. Nella manovra è contenuto un altro provvedimento drastico: il professore con problemi di salute, ovvero inidoneo, perderà lo status di docente e diventerà assistente tecnico o amministrativo (Ata), mantenendo però lo stipendio.
Come si nota sono tempi duri per dirigenti e precari. Anzi tempi duri per tutti. Nella manovra è contenuto un altro provvedimento drastico: il professore con problemi di salute, ovvero inidoneo, perderà lo status di docente e diventerà assistente tecnico o amministrativo (Ata), mantenendo però lo stipendio.
Vero è che i 4mila-5mila docenti che, per motivi medici permanenti, non potevano più insegnare, venivano dirottati verso biblioteche, sale di informatica o laboratori linguistici.
Ma ora per chi non presenta la domanda entro 30 giorni dalla data del certificato medico è prevista la mobilità intercompartimentale, ossia lo spostamento in altre amministrazioni pubbliche.
Ma ora per chi non presenta la domanda entro 30 giorni dalla data del certificato medico è prevista la mobilità intercompartimentale, ossia lo spostamento in altre amministrazioni pubbliche.
La manovra prevede che il personale venga reimmesso in ruolo su posto vacante con priorità nella provincia di appartenenza e mantenga il maggior trattamento economico. In ogni caso, comunque, le immissioni nei ruoli Ata saranno vincolate al piano di assunzioni.
In sintesi i docenti inidonei diventano Ata, sottraendo posti al personale amministrativo e ausiliario.
In sintesi i docenti inidonei diventano Ata, sottraendo posti al personale amministrativo e ausiliario.
I vicepresidi gestiranno le scuole… mentre insegnano, e i docenti inidonei, sempre in maggior numero, visto il fenomeno del burnout, cambieranno status. E qui sta la valorizzazione della professionalità docente e dirigente.