Ha fatto molto discutere la proposta portarla avanti da Philipp Achammer, assessore provinciale alla scuola in lingua tedesca in Alto Adige, che si è scagliato contro la pratica di assegnare voti bassi agli studenti in pagella. L’assessore ha detto che questa pratica tradizionale, che rispecchia fedelmente l’andamento degli esiti delle prove di verifica svolte dagli alunni, non ha “alcun valore educativo e pedagogico”.
La proposta fa discutere e ha spinto anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara a dire la sua: “attenzione a non far crescere nell’ovatta i nostri ragazzi. Se non li abituiamo ad affrontare le frustrazioni che nella vita saranno tante facciamo il loro male”, ha sottolineato il Ministro.
Favorevoli sono invece alcuni pedagogisti, che chiedono una trasformazione dei metodi di valutazione: secondo Daniele Novara si tratta di “un buon inizio rispetto alla necessità di rivedere completamente il sistema di valutazione, oggi totalmente centrato sulla verifica degli errori piuttosto che dei progressi”.
“D’accordissimo” anche Alberto Pellai, che crede che i voti bassi comportino diverse conseguenze negative: “Molti studenti di fronte a voti così bassi, che restituiscono un po’ il concetto di irreparabilità dello sbaglio fatto, si demotivano e perdono poi la motivazione. E’ come se si trovassero di fronte a un ostacolo, che giorno dopo giorno, prova dopo prova, insufficienza gravissima dopo insufficienza gravissima, sembra sempre più insormontabile”, ha concluso Pellai.
La Tecnica della Scuola chiede ai suoi lettori il parere sulla vicenda.
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