Come insegnanti, come genitori e come cittadini che tengono alla scuola pubblica non possiamo più accettare le forzature di un Governo che – al di fuori di ogni confronto democratico – approfitta del PNRR per introdurre nelle scuole “innovazioni” dannose e controproducenti, verso cui spingono fortissimi interessi privati.
In un momento difficile, in cui la scuola andava rilanciata nella sua autentica priorità, che è quella di alfabetizzare, istruire ed educare le nuove generazioni, abbiamo invece l’assurda istituzione del carrozzone milionario della “Scuola di alta formazione” per gli insegnanti – fondata su centralizzazione e burocratizzazione impiegatizia, a sostituire ogni forma di reale aggiornamento culturale, oltre che sui faraonici compensi per i futuri dirigenti – e le altrettanto assurde “sperimentazioni” delle “competenze non-cognitive”, dei licei quadriennali (già respinta dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione), del “coding”, che introducono ulteriore confusione in un quadro già molto confuso, così come la frettolosa riforma della valutazione nella scuola primaria.
C’è poi la questione centrale del reclutamento dei futuri insegnanti, che avverrà non più sulla base di una seria preparazione universitaria, ma sempre più attraverso una cervellotica “raccolta punti”, i cosiddetti “cfu” erogati non solo da università pubbliche ma anche da “enti formatori” privati, con la creazione di un vero e proprio mercato e con ricadute che ciascuno può immaginare sulla qualità dell’effettiva preparazione dei docenti.
Non possiamo inoltre più accettare che un Ministro dell’Istruzione:
Si tratta solo di esemplificazioni di un clima, di dichiarazioni, di scelte, di prese di posizione e di atteggiamenti che riteniamo non consoni a un Ministro dell’Istruzione e a una gestione democratica e non privatistica della scuola da parte del Governo; un Governo che nelle sue scelte sulla scuola impedisce persino la discussione in Parlamento, utilizzando gli strumenti eccezionali del decreto legge e della richiesta della fiducia.
Chiediamo pertanto, appellandoci alla figura del Capo dello Stato, garante della Costituzione:
1) il ripristino di un corretto dibattito democratico sul futuro della scuola, oggi in mano a oligarchie che con tutta evidenza non puntano a un’istruzione pubblica di qualità per tutti i futuri cittadini;
2) la cancellazione di tutte le parti del decreto 36 che intervengono impropriamente e in spregio dell’articolo 33 della Costituzione sul reclutamento e la formazione degli insegnanti;
3) la rettifica da parte del Ministro di tutte le affermazioni scorrette, fuorvianti (anche per gli studenti) e non consone al ruolo che ricopre, e la fine delle esternazioni senza senso che introducono un continuo stato di confusione nell’ambiente scolastico, già fortemente provato da due anni di pandemia, la cui priorità sarebbe quella di poter riprendere il lavoro con serenità.
Gruppo La nostra scuola
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