I lettori ci scrivono

No ad una scuola senza democrazia e ad innovazioni dannose!

Come insegnanti, come genitori e come cittadini che tengono alla scuola pubblica non possiamo più accettare le forzature di un Governo che – al di fuori di ogni confronto democratico – approfitta del PNRR per introdurre nelle scuole “innovazioni” dannose e controproducenti, verso cui spingono fortissimi interessi privati.

In un momento difficile, in cui la scuola andava rilanciata nella sua autentica priorità, che è quella di alfabetizzare, istruire ed educare le nuove generazioni, abbiamo invece l’assurda istituzione del carrozzone milionario della “Scuola di alta formazione” per gli insegnanti – fondata su centralizzazione e burocratizzazione impiegatizia, a sostituire ogni forma di reale aggiornamento culturale, oltre che sui faraonici compensi per i futuri dirigenti – e le altrettanto assurde “sperimentazioni” delle “competenze non-cognitive”, dei licei quadriennali (già respinta dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione), del “coding”, che introducono ulteriore confusione in un quadro già molto confuso, così come la frettolosa riforma della valutazione nella scuola primaria.
C’è poi la questione centrale del reclutamento dei futuri insegnanti, che avverrà non più sulla base di una seria preparazione universitaria, ma sempre più attraverso una cervellotica “raccolta punti”, i cosiddetti “cfu” erogati non solo da università pubbliche ma anche da “enti formatori” privati, con la creazione di un vero e proprio mercato e con ricadute che ciascuno può immaginare sulla qualità dell’effettiva preparazione dei docenti.

Non possiamo inoltre più accettare che un Ministro dell’Istruzione:

  • denigri le conoscenze, che vengono acquisite gradualmente, grazie alla guida degli insegnanti, e ne denunci l’inutilità, paragonandole alle “informazioni” che sono presenti in internet, facendo passare implicitamente l’idea dell’inutilità della scuola stessa;
  • intervenga pesantemente – in maniera improvvisata e senza una conoscenza diretta di ciò che avviene in classe – sulle modalità di insegnamento e sulle metodologie didattiche, in spregio al principio della libertà di insegnamento, previsto dalla stessa Costituzione su cui il Ministro ha giurato. Invece di mettere gli insegnanti nelle migliori condizioni possibili per insegnare, come sarebbe suo dovere, dando priorità agli interventi per garantire un reale ritorno alla didattica in presenza (riduzione del numero di studenti per classe, prima di tutto), vuole imporre loro COME insegnare, questione su cui non ha e non può avere alcuna competenza specifica;
  • continui a screditare l’istituzione che rappresenta con dichiarazioni improvvisate e prive di senso, come quella per cui non bisogna diminuire il numero di studenti per classe perché in classi più piccole gli studenti “non si ritrovano”;
  • non si assuma la responsabilità di concorsi per il reclutamento dei futuri insegnanti svolti incredibilmente con quesiti “a crocette” pieni di errori;
  • utilizzi espressioni come “riaddestrare gli insegnanti” all’uso di nuove tecnologie, che sarebbero a suo dire indispensabili alla didattica, di nuovo in contrasto con l’articolo 33 della Costituzione e misconoscendo le capacità e il lavoro di insegnanti che operano tutti i giorni meritoriamente in classe con i propri studenti, che hanno alle spalle esperienza e preparazione culturale, che sanno quello che fanno e ciò di cui hanno bisogno e non sono automi da “addestrare” o “riaddestrare”.

Si tratta solo di esemplificazioni di un clima, di dichiarazioni, di scelte, di prese di posizione e di atteggiamenti che riteniamo non consoni a un Ministro dell’Istruzione e a una gestione democratica e non privatistica della scuola da parte del Governo; un Governo che nelle sue scelte sulla scuola impedisce persino la discussione in Parlamento, utilizzando gli strumenti eccezionali del decreto legge e della richiesta della fiducia.

Chiediamo pertanto, appellandoci alla figura del Capo dello Stato, garante della Costituzione:

1) il ripristino di un corretto dibattito democratico sul futuro della scuola, oggi in mano a oligarchie che con tutta evidenza non puntano a un’istruzione pubblica di qualità per tutti i futuri cittadini;

2) la cancellazione di tutte le parti del decreto 36 che intervengono impropriamente e in spregio dell’articolo 33 della Costituzione sul reclutamento e la formazione degli insegnanti;

3) la rettifica da parte del Ministro di tutte le affermazioni scorrette, fuorvianti (anche per gli studenti) e non consone al ruolo che ricopre, e la fine delle esternazioni senza senso che introducono un continuo stato di confusione nell’ambiente scolastico, già fortemente provato da due anni di pandemia, la cui priorità sarebbe quella di poter riprendere il lavoro con serenità.

Gruppo La nostra scuola
Associazione Agorà 33

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