No agli appalti di scuole pubbliche a gestori di servizi privati

La Repubblica (e quindi anche il Comune) deve istituire scuole pubbliche per tutti gli ordini e gradi (art. 33 Costituzione). E’ incostituzionale dare in appalto scuole pubbliche a gestori di servizi privati.

Apprendiamo da fonti di stampa che nel Comune di Bologna sono ben 334 i bambini in lista d’attesa per l’iscrizione alle scuole d’infanzia comunali e statali, nel prossimo anno scolastico, nonostante le rassicurazioni date più volte dal Sindaco Merola e dall’Assessore Pillati sul fatto che la scuola pubblica sarebbe stata garantita a tutti i bambini che ne avessero fatto richiesta.

Sono ormai tre anni che si va avanti così: il sistema delle convenzioni con le scuole private è fallito, e lo hanno ben compreso i cittadini bolognesi che il 26 maggio del 2013 votarono massicciamente perché le risorse comunali (un milione di euro all’anno) destinate alle scuole private venissero usate per garantire il diritto alla scuola del’infanzia pubblica, gratuita, laica e pluralista.

Nel luglio delllo stesso anno, su proposta del Sindaco Merola, il Consiglio Comunale votò a maggioranza (PD, PDL, Lega, Udc) per la conferma dei finanziamenti ai privati, infischiandosene della volontà dei cittadini.

Ma ad arroganza si aggiunge nuova arroganza, in un crescendo che tocca il diapason dell’insulto alla Costituzione. Infatti la deliberazione n.99/2014 del 06/05/2014 affida la gestione di alcune (3) sezioni di scuola dell’infanzia comunale ad imprese private che si occupano di servizi a domanda individuale come i nidi. Un appalto, insomma, come quello delle mense di Seribo o delle pulizie.

Il nocciolo della questione è che una scuola viene data in appalto a un gestore che non si occupa di scuola (almeno le scuole private sono paritarie, ovvero sono riconosciute dal Ministero dell’istruzione).

Un atto contrario alla Costituzione ed una grave rottura rispetto alla tradizione della gestione diretta iniziata dal Sindaco Zanardi esattamente cento anni fa e che fu uno dei pilastri dell’azione dei grandi Sindaci del dopoguerra da Dozza ad Imbeni.

Il Sindaco del Pane costruì scuole e forni per dare nutrimento alla cittadinanza affamata dalla I Guerra Mondiale, il Sindaco Merola finanzia le scuole private, dà in appalto le scuole comunali, consente ai privati di lucrare sulla refezione scolastica, difende lo stipendio dei manager di Hera.

Occorre interrogarsi sull’adeguatezza di questa Amministrazione a governare la città, non solo sotto il profilo dell’indirizzo politico, ma anche della legittimità morale e costituzionale delle sue scelte. 

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